Joe Bryant era detto Jelly Bean (caramella morbida) per la tendenza a ingrassare anche, perchè non amava allenarsi molto.
Massimo Martellucci, figlio di Nerio (dirigente della Sebastiani), insieme al coach campione NBA dei Boston Celtics K.C. Jones. La foto è stata scattata al camp estivo internazionale di basket di Salsomaggiore, uno tra i primi e più importanti in Italia, condotto da Dan Peterson e dai giovani Flavio Tranquillo (oggi telecronista di SKY) e Andrea Bassani (dal 2000 nello staff dell'Eurolega). Al camp parteciparono campioni come Michael Cooper e altre star NBA. Per diverse estati Tony Milardi, Paolo Colangeli, Roberto Guidobaldi e Martellucci furono tra i più apprezzati istruttori del camp, anche per la capacità di animare l'ambiente con gag imprevedibili.
Dan Gay fu soprannominato Mastro Lindo (una detergente per vetri) per la sua abilità nello spolverare i vetri dei tabelloni.
Maurizio Pedretti marcato da Bruce Sky King, che morì l'anno successivo di congestione dopo aver bevuto una bibita ghiacciata al termine di una partita estiva.
Da sinistra: Alessandro Cordoni, Stefano Colantoni, Maurizio Ferro, Angelo De Stasio, Wayne Sappleton, Alessandro Daniele, Tony Zeno, Maurizio Pedretti, Luca Blasetti, Carmine Caruso, Antonio Olivieri, Gianfranco Sanesi, Giulio Melilla, Pasquale Berton.
In piedi (da sinistra): Nico Messina, Maurizio Ferro, Wayne Sappleton, Claude Riley, Luca Blasetti, Luca Colantoni, Maurizio Pedretti, Luigi Simeoni. In ginocchio: Mauro Bonino, Antonio Olivieri, Paolo Di Fazi, Stefano Colantoni, Gianfranco Sanesi.
Da sinistra: Dan Gay, Lionello Matteucci, Maurizio Pedretti, Phil Melillo, Gustavo Tolotti, Sergio Giovannelli. Luca Colantoni, Antonio Olivieri, Paolo Di Fazi, Roberto Franceschi, Gianfranco Sanesi, Luigi Simeoni, Joe Bryant, Nico Messina. Seduto: David Sanesi.
In piedi (da sinistra): Guido Rossi (accompagnatore), Luigi Simeoni, Paolo Scarnati, Maurizio Pedretti, Michael Payne, Lemone Lampley, Riccardo Esposito, Mauro Brunetti, Nico Messina, Antonio Cantera (dirigente). Seduti: Gianfranco Sanesi, Stefano Colantoni, Sergio Giovannelli, Fabio Orlandi, Roberto Ciccotti, Walter Cafarelli.
In piedi (da sinistra): Luigi Simeoni, Roberto Ritossa, Maurizio Biondi, Maurizio Pedretti, Roberto Cipolat, Luca Colantoni, Marco Castaldi, Elio Pentassuglia. In ginocchio: Lucio Natalini, Fabio Rocca, Francesco Cacciatore, Walter Cafarelli, Gianfranco Sanesi.
L'uscita prematura per 5 falli di Sergio Mastroianni compromise la gestione del vantaggio di Rieti nei minuti finali.
Phil Melillo dovette aspettare 5 campionati di serie C, di cui uno alla Minervini Rieti, per poter giocare finalmente da italiano in serie A nel 1983 a Treviso, che lo prestò alla Sebastiani nella stagione successiva.
Alessandro Cavoli giocò due stagioni negli juniores della Fortitudo Bologna.
Lo staff degli allenatori al completo. Da sinistra: Giulio Melilla, Luigi Simeoni, Orlandi, Dell'Uomo D'Arme, Sandro Cordoni, Claudio Di Fazi, Lucio Giachin, Paolo Colangeli, Massimo Martellucci, Tony Milardi, Paolo Valentini, Paolo De Sisto.
Durante una trasferta la Binova incontrò Amanda Lear in aeroporto. Con lei (da sinistra) Giulio Melilla, Angelo De Stasio, Alessandro Daniele, Gianfranco Sanesi, Antonio Olivieri, Luca Blasetti, Wayne Sappleton , Maurizio Ferro.
Riley giunse a sostituire Tony Zeno.
Dopo il ritorno in A2 la Sebastiani fu affidata a Sandro Cordoni. Con lui Luca Blasetti (in ginocchio) e il sottovalutato Mauro Bonino.
Gay era una forza della natura.
Il diciassettenne Drazen Petrovic taglia in due la difesa dell'Acqua Fabia.
Kobe Bryant suona al citofono di casa Pasquetti. Forse non tutti sanno che la futura star dei Los Angeles Lakers frequentò la scuola elementare di Lisciano. Oggi chiusa.
Penultima partita di Brunamonti con la Sebastiani in garadue di playoff, contro l'Honky Fabriano. Con lui Mark Crow (13) e Rodolfo Valenti.
Una figurina multipla dell'NBA: oltre a Joe Bryant con la maglia dei San Diego Clippers, sono raffigurati Bobby Jones dei Philadephia 76ers,che schiaccia, e il pivot degli Houston Rockets Moses Malone.
Il nuovo allenatore della Sebastiani, affaticato dalla malattia, seguiva spesso la partita dalla sedia del cambio per i giocatori. Al tavolo degli ufficiali di campo c'è Italo Di Fazi. In panchina: Attilio Pasquetti (assai preoccupato con la testa tra le mani). Luigi Simeoni, Luca Colantoni, Antonio Olivieri, Lionello Matteucci, Roberto Dominici (medico), Pasquale Berton.
Nonostante la retrocessione Giorgio Ottaviani fu uno dei migliori della Sebastiani. Con lui Marco Solfrini e Kevin Restani.
Kevin Restani aveva giocato nei San Antonio Spurs di George Iceman Gervin. Con questi ultimi addirittura (insieme a Mark Olberding, Dave Corzine, George Johnson e Paul Griffin) aveva dato vita ai cosiddetti Bruise Brothers. Cioè: i fratelli dei lividi. Soprannominati così per la grande durezza della loro difesa. Nel 1981 i brothers furono primi nella classifica dei rimbalzi e delle stoppate e terzi in quella dei falli commessi. Un manifesto che li ritraeva in un vicolo travestiti da Blues Brothers (come John Belushi e Dan Aykroyd dai quali il gioco di parole blues - bruise) fu stampato in 10.000 copie per i tifosi di San Antonio. I Bruise Brothers: George Johnson (52), Dave Corzine (40), Kevin Restani (31), Paul Griffin (30), Mark Olberding (53). Quest’ultimo giocò a Rieti nel 1975 con la nazionale U.S.A. e poi, a fine carriera, nella Benetton Treviso.
Da sinistra: Maurizio Pedretti, Luca Blasetti e Gianfranco Sanesi. Tre reduci della retrocessione dell'anno precedente. Il n. 13 è Daniele Albertazzi (Ferrara)
Rudy Woods aveva in pratica gli stessi vizi di Zio Willie, ma non li sapeva gestire allo stesso modo. Come giocatore il suo potenziale era spaventoso.
Asteo, già gravemente malato, a colloquio con Zeno Fioritoni, giornalista storico de Il Messaggero, nonchè direttore responsabile di Tele Radio Sabina 2000 e Rieti Sport.
Come Tony Zeno, anche Dan Gay aveva giocato in Belgio prima di venire a Rieti.
L'ingrato compito di sostituire Sojourner toccò al giamaicano Wayne Sappleton. Qui, contro Siena. marcato da Brett Vroman. Gli altri due sono George Bucci e Luca Blasetti.
Tony Zeno in sottomano.
Il Jeff Wilkins, qui insieme a Luigi Ricci, visto a Rieti non ricordò neanche minimamente quello visto nell'NBA.
La figurina di Jeff Wilkins ai tempi degli Utah Jazz.
La cosa che Bryant sapeva fare meglio: tirare. Inutile la marcatura di Andreani.
Joe Bryant era comunque un grande atleta.
All'occorrenza Bryant sapeva anche difendere.
John McMillen giunse in Italia, a Bologna, insieme a Dan Peterson nel 1973.
Rieti sarebbe rimasta nel cuore a Claudio Vandoni (tra Sandro Cordoni e Fabrizio Dominici, medico della società) dopo l'ottima stagione con l'Acqua Fabia.
La cessione a fine campionato di Gustavo Tolotti a Reggio Calabria rappresentò la salvezza economica della Sebastiani.
Lemone Lampley era molto ineseprto quando giunse a Rieti ma poi arrivò a disputare una finale scudetto con Trieste.
La micidiale sospensione di Joe Bryant, inutilmente marcato da Andreani.
Lo stemma della squadra NBA dei Kansas City Omaha Kings, oggi a Sacramento, a cui si ispirò Attilio Pasquetti per realizzare il nuovo marchio della AMG Sebastiani Basket.
Il nuovo marchio della AMG Sebastiani Basket creato da Attilio Pasquetti ispirandosi a quello dei Kansas City Omaha Kings. Le punte della corona (dei Re di Kansas City) sono state sostituite da merli delle mura reatine. In più è stato aggiunto il Terminillo.
Tony Zeno vola alto sopra Elvis Rolle, pivot della Virtus Bologna che fu distrutta a Rieti. Con loro (da sinistra) Renato Villata, Marco Bonamico e Luca Blasetti.
Maurizio Ferro era alla seconda stagione a Rieti.
Otello Rinaldi accoglie Nico Messina dopo l'esonero di Sandro Cordoni.
Paolo Scarnati fu portato a Rieti da Giancarlo Asteo e fu una vera rivelazione.
Wayne Sappleton, marcato da Oscar Schmidt in una partita di Coppa Italia, fu riconfermato.
Gianfranco Sanesi contro Udine. Fu la quart'ultima partita in serie A di Padella. Poi, dopo due stagioni in B1 si sarebbe ritirato per allenare.
Un passaggio schiacciato a terra di Roberto Brunamonti tra Sidney Wicks e Luigi Serafini.
Maurizio Pedretti non era un attaccante ma un durissimo difensore. Ancora oggi, chi ci ha giocato insieme ricorda che era meglio sbattere contro una colonna che contro un suo blocco.