Un volta conquistata la serie A, la triade Milardi-Di Fazi-Lombardi si rimboccò subito le maniche per costruire la squadra. Obiettivo: restare in paradiso! Il presidente fece subito capire che non intendeva lesinare sforzi e piazzò immeditamente un grosso colpo aggiudicandosi un ragazzo di origini romagnole, alto 2.13 e cresciuto nel vivaio di Cantù: Luciano Vendemini, già considerato la più importante promessa nel ruolo di pivot di tutta la pallacanestro italiana. Non per nulla per portarlo a Rieti fu stabilito un record: Vendemini infatti fu il primo giocatore di basket a venire valutato 100 milioni (nel 1973…). Nell’operazione fu inclusa anche la comproprietà del promettente due metri reatino Bruno Carapacchi, che partì alla volta di Cantù.
Rieti per Vendemini costituì il trampolino di lancio verso grandi obiettivi. Come giocatore, oltre che altissimo era poco aggraziato nei movimenti ma durante le lunghe ore che Lombardi gli dedicò in palestra, affinò notevolmente il suo repertorio diventando tremendamente efficace sia in difesa che in attacco. Rieti sportiva si affezionò immediatamente al giovane Luciano aiutandolo a superare il complesso di quell’altezza smisurata che, talvolta, produceva situazioni comiche. Come quando, al primo giorno di scuola a Rieti, all’Istituto Geometri, Vendemini si aggirava per i corridoi in cerca della sua aula. Dall’interno della stanza un professore, vedendo spuntare la sua testa dal vetro al di sopra della porta, ordinò a uno studente: «Esci subito e dì a quello sciocco là fuori di scendere dalla sedia!».
Nel giro di tre stagioni Vendemini, oltre a diventare il perno della Brina, divenne anche un punto fermo della Nazionale. Nel 1976, nel corso del torneo preolimpico di qualificazione disputatosi a giugno in Scozia, trascinò letteralmente il quintetto azzurro alla qualificazione alle Olimpiadi di Montreal battendo la Jugoslavia di Cosic, Jerkov, Dalipagic, Delibasic, Kicanovic e via dicendo. Per questa impresa il grande telecronista e futuro fondatore di Superbasket, Aldo Giordani, ribattezzò Luciano l’Eroe di Edimburgo. Purtroppo a settembre, in Canada, la Jugoslavia si prese la sua rivincita sconfiggendo l’Italia 88-87, dopo aver completato una rimonta di 18 punti grazie a un canestro da 7 metri allo scadere di Zoran Moka Slavnic, che escluse gli azzurri dalla zona medaglia.
A quel punto la Brina, come club, non poteva più garantire determinati palcoscenici ai quali Luciano meritava di aspirare, grazie alla maturazione raggiunta nel capoluogo sabino dove, oltre a tanti amici, aveva anche trovato moglie. Vendemini fu così ceduto alla Chinamartini Torino nel 1976. Purtroppo la sua splendida ascesa fu spezzata da un aneurisma il 20 Febbraio 1977.