Mobley Thomas
Nazione: Stati Uniti d'America
 
 

Nell’estate del 2005 la NSB chiamò in prova Pat Carroll (guardia, 1.95, 1983, St. Joseph’s University), giunto a Rieti con le lusinghiere credenziali di miglior tiratore da tre dell’NCAA (115/254, 45.2%, nel 2004/05), con tanto di copertina su Sports Illustrated, il quale, appena al terzo allenamento, si lussò una spalla in un scontro in uscita da un blocco tanto da necessitare un immediato intervento chirurgico. Si era già a fine agosto e molti ottimi giocatori erano stati firmati un po’ in tutta Europa mentre i pochi buoni ancora disponibili erano tutti in attesa di una chiamata per i veteran camp dell’NBA, in programma come al solito a ottobre, cioè quando il campionato di Legadue sarebbe già iniziato (per l’esattezza il 2). Purtroppo, la noiosissima pratica di concessione del visto di lavoro per gli extracomunitari (tra l’altro la federazione italiana è l’unica in Europa a pretenderla) richiede quasi una settimana di tempo. Perciò, per avere uno straniero pronto per il 2 Ottobre, data d’inizio del campionato, con almeno una settimana di allenamento insieme alla nuova squadra (dunque per essere disponibile intorno al 25-26 Settembre) il relativo visto avrebbe dovuto essere richiesto entro metà Settembre. Restavano quindi solo un paio di settimane disponibili per scegliere un extracomunitario affidabile, per cui non c’era tempo né per fare altri provini né per aspettare che qualche buon giocatore sapesse se sarebbe stato invitato o no ai veteran camp. Perciò Rieti ruppe gli indugi e decise di puntare sull’ex Fabriano Thomas Mobley (1.95, 1981), nonostante qualche parere negativo proveniente dalla città della carta, ancora sconvolta per la retrocessione, poi scongiurata grazie all’insperato ripescaggio ai danni dei cugini di Pesaro. Detto fatto Mobley, saltatore a livello NBA, valido tiratore dai 6.25 ma non un grande solista, arrivò in un batter d’occhio a Rieti.
Durante la regular season Mobley confermò pregi (grande elevazione, buon tiro piazzato ricevendo da fermo la palla, facilità nell’uno contro uno in isolamento) e difetti che, soprattutto riguardavano una limitata abilità nel palleggio e nella visione di gioco, la difficoltà a crearsi un tiro in spazi ristretti, problemi a muoversi senza palla per tirare rapidamente in uscita dai blocchi. Nonostante ciò  la NSB disputò una buon campionato senza però riuscire a uscire dal mucchio delle avversarie. Alla fine Rieti si piazzò 5^ ed ebbe un tabellone dei playoff tutto sommato favorevole.
Maurizio Lasi però aveva intuito che nelle partite più bollenti dei playoff i limiti di Mobley, comunque positivo in campionato, avrebbero potuto creare dei problemi e così, prima della fine della regular season scandagliò il mercato per trovare un valido sostituto. Dopo aver valutato Desmond Farmer, Tre Simmons e Ime Udoka, la scelta cadde su Keith Langford, un giocatore che l’Italia e tutta l’Europa avrebbero imparato a conoscere solo nei campionati successivi. Infatti, la futura star di Cremona e della Virtus Bologna, il giorno prima di firmare il contratto con Rieti si era infortunato leggermente un polpaccio nella finale della NBDL, la lega satellite della NBA, in cui aveva segnato 36 punti. Langford sarebbe anche potuto venire perché, una volta tesserato, Rieti gli avrebbe dato tempo di recuperare utilizzando ancora Mobley. Alla fine però il giocatore non se la sentì di venire per il mese dei playoff per paura di infortunarsi più gravemente, col rischio di saltare le summer league NBA di luglio.
Dunque la NSB, che intanto aveva preso Bruno Labaque per dare una mano a Fazzi in regia, mantenne Mobley che, tutto sommato, nei quarti di finale con Imola e nella semifinale con Ferrara, si comportò assai bene. Purtroppo i problemi arrivarono puntualmente nella finale contro Montegranaro. Infatti, l’ottimo sistema di gioco dei marchigiani; la duttilità di Childress; la fisicità di Nikagbatse; ma anche il fatto che il Gm di Montegranaro, l’ex Fabriano Pierpaolo Perulli, che aveva avuto Mobley nella stagione precedente in casa propria, lo conosceva a menadito, così da elencarne tutte le carateristiche al coach Stefano Pillastrini che, da par suo, aveva già radiografato il giocatore, fecero sì che il povero Thomas fosse sottoposto nella finale ad un trattamento speciale che lo costrinse a fare tutte le cose in cui era meno bravo. Nelle 4 partite di finale contro Montegranaro, Thomas Mobley ebbe 3.2 punti a partita, 4/15 da 2, 2/12 da 3, 2.5 rimbalzi di media, 9 palle perse, 0 recuperi e un -4 complessivo di valutazione. Difficile vincere una finale di playoff regalando uno straniero agli avversari.
Naturalmente, se quell’anno Rieti non andò in Legadue non può essere stato solo per colpa di Mobley. Ad esempio, chissà come sarebbero andate le cose se si fosse potuto disporre di Matt Santangelo, rimpiazzato col pur valido  Zanelli dopo la cessione a Treviso. Il regista italoamericano, pur difettando un po' di leadership, aveva infatti i mezzi tecnici e fisici per limitare Childress e Nikagbatse. Inoltre, la Sebastiani aveva tentato a lungo, ma senza fortuna, di riportare a Rieti Simone Bagnoli, ripiegando poi su pur valido Donzell Rush. Ma Simone, che aveva vissuto in pieno la grande rivalità con Montegranaro, avrebbe certamente gettato in campo un pizzico di cattiveria in più nella finale.
Che altro aggiungere? Evidentemente le cose dovevano andare così.

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2005/06 LA SQUADRA
THOMAS MOBLEY
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