Kevin Restani è stato un giocatore dal notevole passato nell’NBA che, dal 1974 al 1981, ha giocato nei Milwaukee Bucks di Kareem Abdul-Jabbar e nei San Antonio Spurs di George Iceman Gervin. Con questi ultimi addirittura (insieme a Mark Olberding, Dave Corzine, George Johnson, Reggie Johnson e Paul Griffin) Restani aveva dato vita alla squadra dei Bruise Brothers. Cioè: i fratelli dei lividi. Soprannominati così per la grande durezza della loro difesa. Nel 1981 i brothers furono primi nella classifica dei rimbalzi e delle stoppate e terzi in quella dei falli commessi. Un manifesto che li ritraeva travestiti da Blues Brothers (come John Belushi e Dan Aykroyd dai quali il gioco di parole blues - bruise) fu stampato in 10.000 copie per i tifosi di San Antonio.
Restani nel suo periodo migliore aveva avuto 11 punti e 5 rimbalzi di media. La sua carriera NBA si chiuse il giorno in cui, mentre guidava, si trovò casualmente in mezzo a una sparatoria ed ebbe un brutto incidente. Dopo essersi ripreso, nel 1982 Kevin approdò in A1 a Livorno restandoci per ben quattro stagioni prima di andare nel 1986/87 a Forlì (A1) dove trovò anche moglie.
Nell’estate del 1987, Restani telefonò diretamente al Gm Giuseppe Varrasi per offrire i propri servigi alla Sebastiani. L’occasione sembrò assai interessante, era molto esperto e giocava in Italia già da cinque stagioni per cui la scelta era fatta: Kevin Restani, dopo undici campionati, divenne il primo straniero bianco di Rieti dai tempi di Lauriski.
In campionato Restani si confermò il giocatore navigato che tutti si aspettavano e, nonostante i 36 anni, viaggiò a 21 punti e quasi 9 rimbalzi a partita. Il problema sorse quando la Sebastiani, dopo aver tagliato il deficitario pivot Jeff Wilkins, fu costretta a spostare Restani sotto canestro perché il nuovo arrivato Jim Grandholm, pur essendo alto 2.13, era un po’ leggero, giocava quasi da ala piccola e tirava molto bene da 3. Nessun problema per un ex bruise brother come Kevin, che nell’NBA era abituato a battagliare con chiunque sotto canestro, però, verso la fine della stagione, dopo che la Dentigomma entrò in crisi, quando arrivarono le partite chiave, la fatica si fece un po’ sentire. Eppure, se non fosse stato per quel maledetto canestro di Maurizio Ferro, il 2 Aprile 1988 a Rimini, Rieti si sarebbe salvata.
Successivamente Restani si ritirò e tornò a Livorno, sua città adottiva avendoci trascorso quattro campionati, dove ricoprì il ruolo di assistente di Alberto Bucci che nel 1989 guidò la Libertas Enichem alla famosa garacinque di finale contro la Philips Milano, vinta dai lombardi per 85-86 dopo che gli arbitri annullarono il canestro del sorpasso, e dello scudetto, segnato a fil di sirena da Andrea Forti, provocando un rissa gigantesca in mezzo al parquet labronico.
Restani tentò anche la carta della panchina allenando un paio di stagioni in B2 a Rovereto, ma il richiamo di casa fu più forte e così tornò in patria, nella sua San Francisco, insieme alla moglie forlivese Roberta, dove ha insegnato storia e allenato nel liceo in cui mosse i primi passi cestistici, la Riordan High School, ha tenuto camp estivi per giovani cestisti con altri ex giocatori NBA come Lorenzo Romar. Recentemente era divenuto allenatore delle ali dei Milwaukee Bucks e non aveva mai smesso di giocare a livello amatoriale in campionati di categoria senior. Sabato 24 Aprile 2010 aveva partecipato, a Milwaukee, a una gara del torneo della North American Association dei Club Athletic Directors con la squadra dell’Olympic Club of San Francisco e poi aveva assistito al match di playoff Milwaukee Bucks -Atlanta Hawks. Tornato a San Francisco, la domenica sera è sopravvenuto un malore che ha reso inutile la corsa al pronto soccorso. Aveva 58 anni.