Gay Dan
Nazione: Afghanistan
 
 

Discesa in serie A2 nel 1983, la Sebastiani, nel 1984, iniziò a pianificare la seconda stagione nel medesimo campionato. Il primo dei due stranieri venne scelto a primavera inoltrata. Attilio Pasquetti, ricevute un paio di imbeccate, fece arrivare, insieme a George Melton, anche Dan Gay: una 4^ scelta del 1983 dei Washington Bullets, proveniente da South Western Louisiana, reduce da una stagione in Olanda ad Hatrans. Tecnicamente era abbastanza grezzo ma possedeva un granitico fisico da culturista, elevazione straordinaria e piedi rapidissimi. Gay fu provato in un torneo a Viterbo, dove arrivò direttamente dall’aeroporto, e piacque subito. Il contratto, 40.000 dollari, ben più di quanto percepiva in Olanda, venne firmato in quattro e quattr’otto nel ristorante dell’albergo che lo ospitava a Rieti.
Il simpatico Dan in quel momento neanche immaginava che si trattava solo del primo passo di una splendida e ricchissima carriera che non gli avrebbe mai più fatto abbandonare l’Italia. Qui infatti avrebbe vinto scudetti e coppe, sposato un’italiana e quindi acquisito la cittadinanza che gli avrebbe spalancato addirittura le porte della Nazionale. Una piccola parte del merito sarebbe spettata anche a Nico Messina che ci avrebbe lavorato a lungo alla fine di ogni allenamento per affinargli i fondamentali.
L’Italia è stata una vera e propria America per il caro Dan Gay da Talahassee, Florida, nota per le paludi infestate da alligatori e serpenti, il quale ora parla un perfetto italiano (le prime lezioni gliele diede Pasquetti) oltre ad essere apparso in passato in qualche spot televisivo. «Venire in Italia – spiega Dan - per me che provenivo da una umile famiglia è stato un vero e proprio salto di qualità. Non potevo aspettare che l’NBA decidesse se e quando prendermi e appena ho trovato un contratto l’ho firmato subito. Ho imparato moltissimo da allora e sono maturato come persona tanto che adesso, come mentalità mi sento molto più italiano che americano». Infatti, negli ultimi anni di carriera da giocatore e poi da team manager della Scavolini, Gay ha avuto il compito di aiutare i giocatori statunitensi ad ambientarsi in una realtà culturale ben diversa da quella che si trova oltre oceano. Spesso infatti, più che la tecnica, è la capacità di adattamento a far diventare “grandi” i giocatori stranieri. Un compito, quello di team manager svolto così bene da Gay al punto da essere chiamato nel 2009 a ricoprire lo stesso ruolo nella nazionale.
Tutto ciò grazie a quel provino svolto a Viterbo nel maggio del 1984. E di questo Dan non se ne è mai dimenticato. Nel campionato 2007/08, pur andando regolarmente in panchina per tutta la stagione con la Scavolini Pesaro, Gay era sceso in campo solo 3 minuti a Biella nel mese di ottobre. Quando però, il 16 Aprile 2008, terzultima gara di regular season, la Sebastiani andò a giocare a Pesaro, il caro vecchio Dan chiese al coach Sacripanti di farlo entrare in campo per un minuto: “Ho iniziato la mia carriera in Italia con Rieti – spiegò a fine gara – ed ho ritenuto giusto chiuderla – a 47 anni!!! – con la squadra che mi portò nella penisola dando il via a una splendida favola”.
Gay, alla fine del campionato 1984/85, oltre a segnare 19.5 punti a partita catturò anche quasi 16 rimbalzi di media! Fosse rimasto più a lungo a Rieti certamente sarebbe diventato un altro Sojourner grazie anche alla sua grande simpatia.

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"MASTRO LINDO"
1984/85 LA SQUADRA
DAN GAY
IL SECONDO UOMO VENUTO DAL BELGIO
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