Gianfranco Sanesi, detto Padella per il suo tiro infallibile, reatino del quartiere Molino della Salce, da ragazzino, insieme all'amico di sempre Tonino Olivieri, si guadagnavano qualche soldo portando il latte casa per casa prima di andare all'allenamento. Talento naturale, da adolescente Gianfranco aveva dovuto superare uno shock gravissimo. Quando frequentava l’Istituto Professionale, durante una esercitazione di laboratorio il suo braccio sinistro era finito dentro una macchina industriale che per poco non glielo avrebbe amputato se non fosse stato per un intervento di prim’ordine da parte del prof. Egisto Armillei e della sua equipe di medici: tutti tifosi della Sebastiani.
Fu prodigioso il recupero di questo ragazzo che sembrava nato in un playground di New York più che sotto al Terminillo. Tantissimi ricordano ancora Padella, grandissima forza di volontà, che, malgrado avesse il braccio ingessato ancora appeso al collo, si allenava da solo e talvolta azzardava pure qualche 3 contro 3 nel campetto della chiesa di Regina Pacis. Non potendo ancora usare l’arto sinistro, quel palleggio con la mano destra, così alto e insistito per avere un miglior controllo della sfera, tipico di Sanesi, era proprio il frutto di quelle lunghe ore passate a giocare col braccio ingessato.
Eppure Gianfranco, già in panchina con l’immancabile amico fraterno Tonino Olivieri nella squadra che salì in serie A nel 1973, per farsi strada dovette fare una gavetta più pesante degli altri: prima fu esiliato nel 1974/75 a fare esperienza a Palestrina, sempre con Olivieri. Poi, nel 1977/78, fu addirittura mandato da Pentassuglia in Serie D alla Minervini, ancora per maturare, fino a che, a muso duro, Milardi (del quale Di Fazi condivideva il giudizio) gli impose di riprenderlo alla Sebastiani dove, finalmente, avrebbe mostrato una classe cristallina ed un’infinita passione per questo sport.
Crescendo prodigiosamente in fretta, il binomio Brunamonti-Sanesi divenne una delle più apprezzate coppie di guardie delle Serie A1 al punto che i tifosi reatini facevano notare con orgoglio come Brunamonti dovesse un pizzico della sua grandezza allo spirito di sacrificio di Sanesi, il quale aveva spesso l’incarico di marcare la più forte delle guardie avversarie. «Nessuno si divertiva ad essere marcato da Gianfranco – spiega Brunamonti – era un vero incubo per gli avversari. Per un certo periodo credo sia stato il miglior difensore della serie A1».
Sanesi era un grande specialista nel rubare palloni, uno tra i migliori d’Italia: in un’occasione, a Milano, ne rubò ben 6 dalle mani di Mike D’Antoni, soprannominato a sua volta Arsenio Lupin, proprio per la grande abilità nel soffiare la palla all’avversario. Tutto questo senza parlare del micidiale tiro dai 6.25 di Gianfranco: a venti anni di distanza Padella resta ancora uno dei migliori specialisti delle triple.
Nel 1982 però una delle migliori coppie di guardie della serie A1 irrimediabilmente si divise: Brunamonti avrebbe conquistato scudetti e coppe con la Virtus Bologna fino a diventare vice-presidente delle V nere, oltre a conquistare un campionato europeo con la nazionale. Sanesi, invece, avrebbe consumato la sua vita agonistica nella Sebastiani, sempre da protagonista, nella buona e, più spesso, nella cattiva sorte. Non potremo mai dire quanto l’assunzione presso la pur generosa Cassa di Risparmio abbia contribuito a tarpare le ali del Sanesi giocatore, il quale ebbe le sue brave richieste da altre società, ma che, di fatto, rimase tagliato fuori da qualsiasi operazione di mercato dalla professione in banca. «Un genio incompreso – per Zampolini – per un certo periodo anche chiuso da altri giocatori importanti. Difensore, tiratore, regista, contropiedista. Peccato non abbia mai giocato altrove».
Dunque, nel 1982, Sanesi restò a Rieti, mentre Brunamonti andò a Bologna e suo cognato, Willie Sojourner (del quale sposò la sorella Arnette), venne un po’ frettolosamente giubilato dalla Sebastiani. Nel campionato successivo Rieti sarebbe retrocessa in A2 al termine di un campionato disastroso (2 vinte, 28 perse) anche se molti si chiesero come sarebbero andate le cose se Sanesi avesse potuto contare almeno per un’altra stagione sull’aiuto di Sojourner. Un’annataccia iniziata male, con 5 sconfitte consecutive, ma che si sarebbe potuta ancora raddrizzare se, alla sesta giornata, in casa, si fosse riusciti a battere a Rieti il Billy Milano di Mike D’Antoni, John Gianelli, C. J. Kupec, Dino Meneghin e dei fratelli Boselli, guidato da Dan Peterson. La Sebastiani, sponsorizzata Binova, si battè con le unghie e con i denti e il duello tra Sanesi e D’Antoni fu senza esclusioni di colpi. A un certo punto i due vennero quasi alle mani e Padella urlò qualcosa in faccia ad Arsenio Lupin.
Purtroppo Rieti, dopo essere stata considerata una delle damigelle del basket italiano era scaduta al ruolo di cenerentola e la coppia arbitrale Baldini-Montella apparve soffrire la sudditanza verso i campioni d’Italia. A pochi secondi dal termine Milano conduceva 76-77 ma la Binova aveva in mano la palla del sorpasso. Un fallo grosso come una casa di D’Antoni su Sanesi, lanciato verso il canestro, venne ignorato dagli arbitri e Milano vinse. Il pubblico era infuriato. Accadde di tutto: oggetti in campo, una mezza invasione, gli arbitri in fuga verso lo spogliatoio vennero protetti dalla furia dei tifosi e ripartirono scortati dalla polizia. La squalifica era inevitabile ma la consapevolezza di aver subito un grave torto era fortissima.
La mattina dopo a Rieti a tenere banco c’erano soltanto l’arbitraggio di Baldini e Montella e la beffa perpetrata dal Billy. Alcuni si chiedevano anche cosa mai avesse detto Sanesi a D’Antoni nella fasi bollenti della partita. Un amico incontrò Gianfranco e glielo chiese. «Cosa ho detto a D’Antoni? Gli ho detto: ‘D’Anto’, li vedi questi?’– e Gianfranco fece un gesto ampio fingendo di indicare il pubblico inferocito – se faccio un segnale entrano in campo e fanno un macello!'».
Fortunatamente non accadde e poi si era trattato di parole dettate dall’eccitazione del momento e che, con la stessa fretta con cui furono pronunciate, vennero subito dimenticate. Tant’è vero che quando David, figlio di Gianfranco, andò alla Benetton Treviso, dove avrebbe deciso di trasferirsi anche il padre, l’allenatore era proprio Mike D’Antoni. Sicuramente Padella e Arsenio Lupin hanno scherzato ricordando quell’episodio.
Una volta lasciato il basket giocato, a intermittenza Sanesi è stato anche allenatore. Prima in serie C a Contigliano, poi, nel 1992/93, alla guida della Sebastiani in B2, sempre con il fido Olivieri in veste di assistente, quando sfiorò la promozione in B1 perdendo una rocambolesca garatre di finale dei playoff a San Giovanni Valdarno che avrebbe dovuto essere interrotta per incidenti.
Dopo aver seguito il figlio David a Treviso, proseguendo a lavorare in banca in Veneto, Sanesi ha continuato ad allenare. Nel 2007, oltre a portare Bassano del Grappa in B2, con la medesima squadra conquistò anche la Coppa Italia di C1, partita trasmessa in televisione, vincendo la finale proprio grazie a due tiri liberi a tempo scaduto di David.
Sicuramente la pallacanestro ha restituito a Sanesi meno di quanto lui le abbia dato. Ma di questo a Gianfranco interessa poco e poi rinuncerebbe volentieri a ciò che non ha avuto dal basket pur di poter riabbracciare il cognato Willie che, per motivi di lavoro, non riuscì a incontrare da vivo quando Sojourner tornò a Rieti nel 2005.