Nel 1973, una volta raggiunta la serie A, per restarci, servivano giocatori con una bella dose di esperienza e così i tifosi toccarono il cielo con un dito e non credettero ai loro occhi quando per la prima volta videro Paolo Vittori indossare la maglia della Brina. «Il mio adorabile nemico - ricorda Lombardi, memore della grande rivalità in campionato e in nazionale - era arrivato per giocare in una squadra diretta da me».
Negli anni ’60, infatti, Lombardi e Vittori si alternavano ogni campionato in vetta alla classifica dei capocannieri instaurando di fatto una rivalità sportiva che sarebbe proseguita anche in nazionale. A tale proposito resta famosa una partita dell’Italia in cui Paolino e Dado nel primo tempo non passarono la palla a nessuno. Il primo che prendeva il pallone tirava. Al riposo i due avevano accumulato una quarantina di punti lasciando le briciole agli altri. Una volta negli spogliatoi Sauro Bufalini, toscanaccio purosangue, andò davanti ai due e disse freddamente: «Piacere, Bufalini, Italia, numero 6, gioco con voi».
Quello arrivato a Rieti era un altro pezzo della storia del basket italiano. Nato a Gorizia nel 1938, Vittori era andato presto a Milano (culla del basket) insieme ad altri giovani di belle speranze del Triveneto come Pieri, Sardagna e Vianello. E lì, tra Milano e Varese, ottenne tanti successi internazionali fino all’addio al basket giocato, nel 1972, interrotto però dall’arrivo della sirena Milardi che lo convinse a rimettersi in mutande e canottiera.
Gianfranco Lomabrdi però non lasciò nulla al caso e dal momento che all'epoca il campionato era dominato da Varese, Milano e Cantù, per evitare inutili rischi di infortuni evitò di far disputare, sia a Vittori che a Gennari, le 6 gare (3 di andata e 3 di ritorno) contro le blasonate formazioni lombarde, tanto si sarebbe perso comunque.
Nonostante i 35 anni e l’anno di inattività, grazie all’utilizzo col contagocce da parte di Lombardi, Vittori segno più di 12 punti a partita dando un contributo preziosissimo di esperienza alla permanenza della Brina in serie A.
Epica la sfida con la Mobilquattro Milano, battuta dopo un supplementare, grazie allo show di Vittori che, prima, bloccò un contropiede del milanese Barlucchi levandosi una scarpa e mostrandola agli arbitri e poi, nel supplementare, grazie al consumato mestiere, conquistò una marea di falli, fece 10/10 dalla lunetta e trascinò Rieti al successo.
L’anno dopo Vittori andò ad allenare a Palestrina, in serie B, portando con se i promettenti Gianfranco Sanesi e Antonio Olivieri e, nel 1975, si vide affidare la panchina della Brina per sostituire il partente Gianfranco Lombardi.
La squadra mescolava i veterani Gennari e Cerioni, l’italoamericano Frank Valenti, i riconfermati Vendemini, Lauriski e Stagni, oltre a una manciata di giovani promettenti come Sanesi, Zampolini, Torda, Mancin, a cui si sarebbe aggiunto anche l’imberbe Brunamonti. Purtroppo i risultati sperati non arrivarono: la Brina terminò la regular season all’ultimo posto e fu costretta a disputare la poule salvezza. Probabilmente Vittori si era immedesimato troppo nel progetto di valorizzare i giovani scontentando in qualche modo i senatori della squadra, la cui congiura, alla fine gli fu fatale. L’ex campione di Varese fu esonerato alla vigilia della prima partita di poule salvezza, a Caserta, dove Sandro Cordoni diresse la partita, e la domenica successiva arrivò Elio Pentassuglia.
Vittori tornò a Varese, dove assunse incarichi importanti nel C.O.N.I. e nel settore minibasket che ricopre tutt’oggi. A Rieti ha lasciato alcuni buoni amici che periodicamente viene a trovare.