Dopo una buona carriera di giocatore in serie C con la Sebastiani, terminata con la promozione in serie B nel 1972, Sandro Cordoni, laureato in matematica e divenuto insegnante di ruolo, appese le scarpe al chiodo per abbracciare la carriera di allenatore.
Divenuto prima assistente di Gianfranco Lombardi e poi di Paolo Vittori, Cordoni diresse la sua prima partita in serie nel 1976, a Caserta, dopo l’esonero di Vittori. Era un momento difficile e la Brina perse 76-63. La domenica successiva sarebbe arrivato Elio Pentassuglia.
Fino alla fine degli anni ‘80, in qualità di viceallenatore in serie A1 e A2, Cordoni è stato al fianco di Ed Klimkowski, Claudio Vandoni, John McMillen e Giulio Melilla. Quindi, nel 1983, il neo-presidente Otello Rinaldi lo promosse head coach della Fonte Cottorella in Serie A2. La squadra si stava comportando discretamente, doveva salvarsi, viaggiava con 7 vittorie e 11 sconfitte e aveva 3 squadre alle spalle: Vigevano, Verona e Pallacanestro Livorno. Purtroppo, alla quarta di ritorno, Rieti perse in casa una importante partita per 79-81 con Verona. Tutto sommato la situazione poteva ancora essere sotto controllo ma Italo Di Fazi ritenne che non fosse il caso di rischiare e, di sua iniziativa, chiamò Nico Messina. Il presidente Rinaldi però non gradì l’attivismo di Di Fazi e rimproverò a Cordoni di essersi dimesso in sua assenza.
Sandro, nonostante il benservito, rimase sempre pronto a dare una mano alla Sebastiani nel momento del bisogno, e non si tirò mai indietro quando, nei momenti più difficili, si trattò di guidarla a più riprese come capo allenatore. Infatti, sarebbe ritornato più volte su quella panchina sempre più bollente. «La Sebastiani mi ha dato molto – spiegò – ed io non dimentico che il più grande successo della mia carriera di allenatore l’ho ottenuto con la conquista del titolo italiano allievi nel 1979».
Nel 1988, quando Nico Messina si dimise a 5 partite dalla fine del campionato, poiché non stava riuscendo a portare la Sebastiani alla terza salvezza della sua carriera, la squadra fu affidata al tandem Sandro Cordoni-Gigi Simeoni i quali, vincendo 3 gare su 5, sfiorarono la grande impresa. Purtroppo, tutti sanno cosa combinò Maurizio Ferro a Rimini il 2 Aprile 1988.
Ma non è ancora finita, nel campionato successivo, 1988-89, in serie B1, Otello Rinaldi richiamò in panchina Elio Pentassuglia ed allestì una squadra ambiziosa per tornare subito in A2. Purtroppo Pentassuglia, dopo il match casalingo con Imola, secondo di andata, il 10 ottobre partì in auto per andare a trovare i genitori a Brindisi. Non arrivò mai. A Mola di Bari la sua Lancia Thema, a causa di un cantiere mal segnalato, si scontrò frontalmente con un’altra auto. Morirono entrambi i conducenti. Lo rimpiazzarono in panchina prima Luigi Simeoni e, dopo quattro partite, Sandro Cordoni fino alla fine della stagione.
Negli anni ’90 Cordoni fu artefice della promozione in serie A2 della Pallacanestro Femminile Rieti e della prima, e unica, promozione in B2 dell’Aquila. Nel 1994, dopo il ritorno della Sebastiani in B1, gli venne nuovamente affidata la prima squadra, non fortissima e tormentata da problemi economici. Evidentemente però era destino che, come capo allenatore, Sandro Cordoni non dovesse mai disputare una stagione intera, e soprattutto tranquilla, alla guida della Sebastiani. Anche questa volta infatti, dopo una decina di partite, arrivò l’esonero in favore di Piero Millina. Come suol dirsi: nemo propheta in patria.
In ogni caso le più belle soddisfazioni Sandro le raccolse allenando i giovani, collezionando svariate qualificazioni alle finali nazionali in tutte le categorie, coronate dal titolo italiano allievi del 1979. In 30 anni di carriera centinaia di giovani reatini sono passati sotto le sue sapienti indicazioni tecniche. Al giorno d’oggi, probabilmente, Cordoni avrebbe avuto più stimoli e mezzi per tentare una carriera da allenatore professionista che ai primi anni ’70, partendo da una città come Rieti sarebbe stata del tutto impensabile.
Purtroppo, durante il Natale del 2006, Sandro perse la lotta che da qualche anno stava combattendo contro una subdola malattia. Una perdita insostituibile per il basket di Rieti.