Papalia Gaetano
Nazione: Italia
Reatino: Si
 

Quando la Sebastiani fu promossa in serie A nel 1973, Gaetano Papalia frequentava ancora il liceo classico ed era uno dei tanti giovani che erano già stati affascinati dal basket sin dai tempi del campo all’aperto di via San Liberatore. Dopo la laurea in giurisprudenza iniziò a occuparsi dell’amministrazione dell’ippodromo di Tor di Valle, di proprietà della famiglia, ricoprendo negli anni altri ruoli importanti nel campo dell’ippica italiana.
Il primo rapporto ufficiale con la Sebastiani risale al 1984, quando Papalia procurò le sponsorizzazioni Ippodromi d’Italia e, la stagione successiva, Corsa Tris. Già all’epoca qualche amico gli suggerì di entrare in società ma senza convincerlo.
Alla fine degli anni ’80 Papalia rispose invece al richiamo di un altro amore giovanile, il calcio e divenne presidente del Rieti F.C., di cui lasciò la carica nel 1993. Anche allora ci fu chi lo invitò di nuovo a prendere in mano le redini del basket però, nuovamente, l’invito cadde nel vuoto.
La volta buona arrivò finalmente nel 2002, su invito dell’Assessore allo del Comune Sport, Marzio Leoncini, in seguito alla richiesta del nuovo proprietario della Virtus, Michele Martinelli, che desiderava avere al fianco dei validi partner nella nuova avventura reatina. Papalia accettò la proposta, a cui aderì brevemente anche Stefano Foschi, e divenne presidente della società portando in dote anche lo sponsor Tris, ancora un volta dal mondo dell’ippica. Però il rapporto con Martinelli durò meno di un campionato, a causa di qualche, comunque cordiale, divergenza sulla gestione della squadra, per cui Gaetano rilevò la Virtus nel 2003 cambiandone il nome in Nuova Sebastiani.
L’anno successivo giunse la sospirata promozione in Legadue, il cui primo campionato registrò la qualificazione ai playoff ma anche la perdita dello sponsor Tris, nel corso della stagione, per una complessa questione giuridica tra Ministero dell’Agricoltura e U.N.I.R.E. che non è facile spiegare in questa sede.
Nel 2005 la Nuova Sebastiani si presentò ai blocchi di partenza con una buona squadra, ma priva di sponsor, salvo un accordo non molto sostanzioso con la Noi Sport nella seconda parte della stagione. La squadra arrivò alla finale per la promozione in Legadue, persa contro Montegranaro per 3-1, e le 6 gare di playoff disputate contro Imola, Ferrara e i marchigiani, tutte esaurite, portarono buoni incassi alla società. 
In questi primi tre campionati tra B1 e Legadue, il rapporto tra Papalia e gli sportivi divenne sempre più forte, non solo per i risultati ottenuti, ma anche per l’innata capacità di comunicatore del presidente che amava dialogare con i tifosi, come raramente altri dirigenti di società hanno mai fatto in precedenza, usando soprattutto internet come veicolo. Un legame affettivo, quello tra Papalia e una buona parte dei supporters, talmente forte che il presidente si sentì in dovere di ricambiarlo come meglio poteva. 
Probabilmente, se ci fu un punto di svolta nel futuro della NSB, una sliding door, come suol dirsi, di fronte alla quale prendere una direzione o un’altra, ciò avvenne proprio in questo momento. Infatti, quando ancora ci si leccava le ferite dopo la finale persa con Montegranaro. Un playoff dominato da Childress e Nikagbatse, contro i quali non fu possibile opporre un grande atleta come Matt Santangelo, ceduto a febbraio a Treviso, o un extracomunitario che avesse rimpiazzato Thomas Mobley (il quale fu deficitario contro i marchigiani), come si provò a fare tentando di prendere Keith Langford, che però fu costretto a rinunciare a Rieti all’ultimo momento, una settimana prima dei playoff, per un piccolo infortunio muscolare che avrebbe potuto metterne a rischio la partecipazione alle summer league NBA di luglio. Senza dimenticare il tentativo andato a vuoto di riportare a Rieti Simone Bagnoli, rimpiazzato dal pur buon Donzell Rush. Ce l’avrebbe fatta la NSB a salire in serie A se avesse schierato ancora Matt Santangelo, oppure Langford al posto di Mobley, ovvero Bagnoli al posto di Rush? Non lo sapremo mai e non c’è alcuna controprova.
Comunque, se fosse stata promossa in serie A in quella stagione, la NSB si sarebbe presentata al campionato successivo con una situazione economica, tutto sommato, abbastanza discreta e avrebbe potuto affrontare la nuova stagione in serie A con costi adeguati e più controllati. Ma così non fu.
E allora, per la stagione 2006-07, in alternativa all’allestimento di una squadra buona, con un budget contenuto e che partecipasse ai playoff tentando la fortuna, come hanno fatto con successo in passato anche Capo d’Orlando, Scafati, Ferrara, Jesi, Cremona o la stessa Montegranaro, il desiderio di riportare a ogni costo Rieti in un palcoscenico da cui mancava da ben 23 anni, facendo un regalo meraviglioso ai reatini, portò invece a costruire un vero e proprio squadrone.
Arrivarono così alla Nuova Sebastiani Lino Lardo e Alessandro Giuliani, mentre in campo, a Melvin, Pearson, Feliciangeli e Rosselli, furono affiancati Joe Smith, Davide Bonora, Michele Mian, Patricio Prato e Simone Bagnoli. In pratica, un gruppo di allenatori e giocatori dal pedigree di lusso, da categoria superiore e che, per venire in Legadue, furono convinti dalla società grazie alla firma di contratti assai onerosi e pluriennali. Nacque così una squadra fortissima, ma priva di sponsor, e che, consapevolmente, avrebbe dovuto vincere il campionato senza passare per i playoff (notoriamente una fonte di ulteriore introito per le società, come si è già avuto modo di vedere). Dunque, una squadra, la Nuova Sebastiani edizione 2006-07, che fece immediatamente sognare gli sportivi reatini. Una formazione fatta soprattutto col cuore, con la voglia di rivivere e di regalare alla città momenti dimenticati da tantissimo tempo, sottovalutando però, sicuramente in perfettissima buona fede, l’aspetto più materiale del progetto, che si prospettava assai pesante sotto il profilo economico. Un fattore sottovalutato però dalla maggoranza, sia degli sportivi che degli addetti ai lavori, ormai abbagliati dal miraggio della serie A.
Il 22 Aprile 2007, a Pesaro, come già in quel lontanissimo 1973, Rieti ritornò nella massima serie. Un evento desideratissimo da tutti e che fu celebrato e festeggiato a dovere ma che poi, una volta passata la sbornia, iniziò a presentare il conto. Un’avvisaglia dei futuri problemi, di cui ben pochi intuirono le reali motivazioni, fu il lunghissimo tira e molla, durato quasi 3 mesi, riguardo la mancata riconferma di Marcus Melvin e che fu il preludio di tante situazioni simili che si sarebbero verificate sempre più frequentemente nei campionati successivi. In ogni caso, dopo la firma dell’abbinamento triennale con la Solsonica e la promessa di una maggiore vicinanza, nei limiti del possibile, da parte di enti e istituzioni, il primo campionato di serie A, dopo ben 23 anni di attesa, poteva partire. Obiettivo: una tranquilla salvezza.
La permanenza in serie A fu in qualche modo centrata però, col passare dei mesi, erano aumentati i segnali negativi riguardanti la stabilità societaria sulle cui spalle, oltre agli onerosi strascichi del vittorioso campionato di Legadue, di cui il caso Melvin fu il primissimo allarme, si andavano sommando quelli della stagione di serie A 2007/08.
A quel punto, col senno di poi, probabilmente sarebbe stato il caso di affrontare subito il campionato 2008/09 con una squadra di contenimento, rinunciando magari a qualche contratto pluriennale e oneroso (a costo di dare anche l’addio a Lardo, Giuliani e Gigena), preparandosi lucidamente, ma serenamente, spiegandolo se necessario anche agli sportivi, a una probabilissima retrocessione in Legadue, per provare a continuare a sopravvivere.
In alternativa invece, sicuramente per non dare subito l‘addio a ciò che era stato sognato per decenni e che era stato inseguito con tanta pervicacia, si optò, come suol dirsi, di dare il classico colpo sia al cerchio che alla botte: cioè, allestire una squadra dai costi certamente un po’ ridotti ma che potesse provare comunque a restare in A, nonostante una penalizzazione di 2 punti in classifica, conseguenza delle difficoltà che la società stava cercando di fronteggiare.
Un progetto sicuramente encomiabile da parte di Papalia, quello di provare ancora una volta a salvarsi cercando di contenere e ridurre il disavanzo. Alla fine però la realtà fu ben più cruda delle aspettative, sia da parte della società di riuscire in una impresa quasi impossibile in partenza, sia da parte degli sportivi che sperarono fino all’ultimo che a una miracolosa salvezza sul campo, potesse abbinarsi un aggiustamento, se non definitivo, almeno un po’ più stabile della situazione finanziaria.
Sfortunatamente, dopo la fine del campionato 2008-09, col passare dei mesi ci si è resi conto di quanto fosse realmente pesante la situazione della NSB.
In ogni caso resta la convinzione che qualsiasi errore sia stato commesso, come sempre accade nello sport, è avvenuto in perfetta buona fede ed esclusivamente per troppo amore per la squadra, al punto tale che, come è già accaduto molto spesso anche altrove, si sia arrivati a smarrire la giusta dimensione delle cose, perdendone il controllo, fino a superare un limite oltre il quale era divenuto impossibile tornare indietro per porre qualsiasi tipo di rimedio. .
Probabilmente l’inseguimento dell’obiettivo del raggiungimento della serie A è stato perseguito in maniera troppo esasperata, istintiva e poco meditata. Tutto il resto, ne è stato solo una triste conseguenza.

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2003/04 LA SQUADRA 1
APOTEOSI 06
E MO' CHI LO RIPARA?
GAETANO ABBRACCIA PERVIS PASCO
GAETANO PAPALIA FA IL GRANDE SALTO
GALLERIA DI PERSONAGGI 1
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GOODBYE LINO 1
GOODBYE LINO 2
IL RITORNO DI BOB
LA PARTITA 06
LA PRIMA DI CAMPIONATO
MICHELE MARTINELLI E GAETANO PAPALIA
PAPALIA - LARDO 1
PAPALIA - LARDO 2
PER FAVORE NON DITEMI NIENTE!
PROGETTO SERIE A
RICEVIMENTO 2
RIETI ORE 02.45 1
SCENA ABITUALE
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