In due parole: Michael Jordan sta a Diego Armando Maradona come Julius Erving sta ad Edson Arantes Do Nascimiento, in arte Pelè. E così ci siamo evitati di enumerare tutta una serie di cifre, statistiche e titoli che, nel caso di Doctor J, sarebbe anche particolarmente lunga e noiosa.
A proposito di Doctor J, fu proprio Willie Sojourner a coniare il soprannome di Erving, come lo stesso interessato spiegò sul palco del cinema Moderno quando, il 24 Novembre 2005, fu invitato a Rieti a celebrare la memoria dell’ex compagno di squadra.
“Al liceo – spiegò Julius – avevo un compagno saccente che voleva sempre avere ragione in ogni discussione e che io soprannominai professore. Quest’ultimo, allora, mi disse ‘Se io sono il professore allora tu sei il doctor perché in campo vivisezioni gli avversari’. Qualche anno dopo – proseguì Erving - terminata l’università, partecipai al famoso torneo estivo del Rucker Park ad Harlem dove lo speaker iniziò ad appiopparmi i soprannomi più impensabili tanto da costringermi a fermarlo per dirgli ‘Hey, chiamami semplicemente the Doctor’. Infine, una volta arrivato ai Virginia Squires, dove c’era pure Willie Sojourner, ogni volta che chiamavano the doctor, oltre a me accorrevano sempre anche il medico e il fisioterapista della squadra. A quel punto, per evitare ulteriori equivoci, intervenne Willie dicendo ‘Allora, da oggi in poi il medico è Doctor M mentre Julius è Doctor J’. E da quel giorno è stato il mio soprannome definitivo”.
Willie Sojourner aveva firmato nel 1971 per i Virginia Squires, nella ABA, dove trovò Julius Erving, uno dei giocatori strappati all’NBA a suon di bigliettoni verdi. Erving era diventato famoso per la sua esplosiva elevazione che gli permetteva numeri impensabili e schiacciate favolose rese ancor più spettacolari dalle mani smisurate che gli consentivano di tenere il pallone con una mano come fosse una palla da tennis per un uomo qualsiasi. Erving e Sojourner divisero la stessa camera durante le lunghe trasferte del campionato ABA e divennero molto amici. L’amicizia con Doctor J fu tale che, un paio di anni dopo, quando il 1° Agosto 1973 fu ceduto ai New York Nets (sempre nell’ABA), il buon Julius pretese che nell’operazione fosse incluso anche il trasferimento dell’amico Willie (insieme a George Carter, i diritti di scelta su Kermit Washington, più 800mila dollari).
Sojourner e Erving furono testimoni ai rispettivi matrimoni e rimasero in contatto malgrado Willie fosse andato a giocare in Italia. Anche i rispettivi figli furono buoni amici.
Cosa aggiungere sull’Erving giocatore che non sia già stato scritto? Fu un pioniere del gioco moderno. Dr. J eseguiva numeri oggi abituali nell’NBA con 40 anni di anticipo e questo può bastare. A Rieti, durante il suo breve soggiorno, Erving fu gentile, discreto, elegante, disponibilissimo, scevro da qualsiasi atteggiamento da star. Un campione. Che altro?
Dopo la partita con Montegranaro, durante la cena di commiato a Doctor J, si presentò a Villa Potenziani nientemeno che John Fultz il quale, ritiratosi dopo aver raccolto fama e gloria con la Virtus Bologna e aver chiuso la carriera a Pordenone, era rimasto in Italia sposandosi e mettendo al mondo un promettente figlio, Robert cresciuto cestisticamente nella Fortitudo Bologna e che l’anno successivo, con la maglia di Pesaro, avrebbe fallito la tripla che avrebbe sancito il ritorno in serie A della Nuova Sebastiani dopo 24 anni. Dovete infatti sapere che nel 1970, alle spalle di Erving, top scorer universitario con Massachusets, c’era proprio Fultz, che giocava con Rhode Island. Entrambe le università militavano nella stessa conference, l’Atlantic 10, per cui Erving e Fultz erano stati oltre che rivali anche amici. Una volta saputo dell’arrivo di Doctor J a Rieti, Kociss, il soprannome di Fultz a Bologna derivato dalla fascia che portava attorno ai capelli che lo faceva somigliare al leggendario capo degli indiani Apache, non aveva esitato a partire da Napoli, dove allenava una squadra giovanile e dava ripetizioni di inglese, per andare a salutarlo.