Russell Carter aveva un solo difetto: l’NBA in testa. In altre parole si trattava di un giocatore dai grandi mezzi atletici, ottima tecnica individuale nonché eccellente tiratore. Purtroppo, cone tanti altri ragazzi che attraversano l’oceano Atlantico e sbarcano in Europa, il suo vero miraggio era quello di giocare tra i pro in patria. Dunque, poca adattabilità allo stile di gioco europeo, e forse anche a quello di vita, visto che per Russel l’Europa era solo una parentesi in attesa di spiccare il volo verso l’NBA. Comunque, se la partita prendeva una piega a lui congeniale, Carter era capace di sfoderare ottime prove, come contro Biella, nella grande vittoria a Roma sulla Lottomatica, e ancora a Scafati o contro Capo D’Orlando, però non era comunque facile per Lino Lardo ottenere da lui ciò che serviva alla squadra per vincere.
Il taglio di Carter, a gennaio inoltrato, fu ritardato soltanto dal necessario benestare della ComTec, che attendeva che la NSB si mettesse in regola con certi parametri finanziari, dopodichè il ragazzo andò in A2 a Sassari, per 5 partite, in attesa della guarigione di Trent Whiting, durante le quali, a conferma delle sue potenziailità, Carter segnò 17 punti di media mettendo in difficoltà la società sarda al momento di reintegrare lo straniero titolare.
Nel 2008-09, Carter provò a entrare nel’NBA passando per l’anticamera: la D-League, la lega satellite del massimo campionato professionistico USA, ma senza neanche iniziare la stagione e quindi andò a svernare in Francia.
Nel 2009-10, stessa storia. Ce la farà prima poi?