Quando Marcus Melvin, ex North Carolina State, arrivò a Rieti, dopo aver giocato prima in Libano e poi in Turchia, la sua fama era quella di un giocatore molto valido tecnicamente con la tendenza però a concedersi fuori dal campo, come si dice negli Stati Uniti, qualche afterhour (letteralmente ore dopo il lavoro) di troppo. Alla resa dei conti però, sia Maurizio Lasi che Lino lardo seppero gestire assai bene questa talentuosa ala che, a Rieti, subì una positiva evoluzione sia sul piano tecnico che personale, tanto da portarlo essere eletto da Superbasket migliore ala del campionato 2005-06, a vincere il titolo di MVP delle Final Four di Coppa Italia di Legadue 2007 e a essere uno dei trascinatori della Nuova Sebastiani in serie A (a Pesaro, il 22 Aprile 2007, segnò 14 punti catturando ben 16 rimbalzi). Tutto merito di una società a conduzione familiare, nel senso buono del termine, che, insieme ad alcune persone chiave al di fuori del club, seppero seguire e favorire la maturazione tecnica e soprattutto personale di Melvin. Per questo motivo Lino Lardo puntava molto su di lui in vista del successivo campionato di serie A, così come Marcus non vedeva l’ora di tornare a Rieti, a cui era veramente affezionato.
Purtroppo, passata la sbornia della promozione in serie A, per la NSB iniziarono le difficoltà anche se, al momento, praticamente nessuno ne notò i sintomi iniziali. Il primissimo dei quali fu proprio il lunghissimo tira e molla, durato quasi tre mesi, sulla riconferma di Melvin, prontissimo a tornare a Rieti, ma anche desideroso che le pendenze della stagione precedente fossero messe in regola. La trattativa fu molto faticosa e col passare delle settimane si fece sempre più aspra. La società, da parte sua, conoscendo il grande amore e la gratitudine di Melvin per Rieti, confidava che il giocatore e i suoi rappresentanti alla fine avrebbero chiuso un occhio, o forse anche due, sul problema, soprattutto su pressione dello stesso Marcus, smanioso di tornare nella città che tanto amava. Quando però fu evidente che, verso metà luglio, il giocatore stava per prendere altre strade la società si decise ad onorare gli impegni. A quel punto Melvin era già pronto a nuotare attraverso l’oceano Atlantico, il Mediterraneo e il Tirreno, arrivare a Ostia e, da lì, andare a piedi fino a Rieti. Sfortunatemente però, dagli Stati Uniti fu imposto a Marcus il più classico dei prendi i soldi e scappa.
A Rieti, quelli che per due anni furono più vicini a Melvin, cercarono in qualche modo di dissuaderlo dall’ubbidire a un decisione del genere, che comunque non era sua ma di altri. Effettivamente, da un punto di vista strettamente materiale, col senno di poi, alla luce dei due successivi tormentatissimi campionati di serie A della NSB, l’ordine imposto a Melvin di andare a Varese, evitandogli così altre problematiche contrattuali che i suoi compagni avrebbero continuato a soffrire, fu giusto. Lo stesso però non può dirsi da un punto di vista tecnico, perché la presenza a Varese di giocatori come De Pol e Galanda avrebbe costretto Melvin a giocare più vicino a canestro, snaturandone qualità e rendimento, come infatti accadde. E di tale rischio Marcus fu avvertito nel tentativo di dissuaderlo.
Inoltre, da un punto di vista strettamente umano, chi conosceva la fragile personalità di Melvin sapeva dei rischi a cui stava andando incontro questo ragazzo, tra l'altro padre di 5 figli avuti con 4 madri diverse. Infatti, se è vero che non c’è alcunchè da eccepire sulla serietà e la professionalità, anche un po’ asettica, di un club come Varese, è altrettanto vero che il segreto del successo di Melvin a Rieti, come già accennato, furono il clima familiare che trovò in società e quelle persone che seppero stargli vicino aiutandolo a crescere fuori dal campo.
A Melvin, indipendentemente da questioni strettamente contrattuali e materialistiche, restare a Rieti un altro anno avrebbe giovato tantissimo alla sua definitiva maturazione. Marcus però, nonostante gli ammonimenti di chi lo ebbe a cuore, non trovò la forza di opporsi all’ordine che gli impose di andare a Varese. Lino Lardo fu molto contrariato di dover rinunciare a Melvin ma non potè farci nulla.
Chi segue il basket sa come andò a finire, anche perché il caso volle che la stagione di Varese fosse disastrosa: e così, partita dopo partita, anche il rendimento di Melvin calò e i vecchi problemi, accantonati a Rieti, riaffiorarono del tutto. Naturalmente a fine campionato nessuno in Italia cercò più il giocatore che tra il 2005 e il 2007 aveva quasi toccato il cielo con un dito.
Invece a Rieti, come suol dirsi, morto un papa se ne fa un altro, e ben pochi, comprensibilmente, si sono preoccupati di dove fosse finito Melvin. Al massimo, avrà pensato qualcuno, starà giocando in qualche campionato minore in Europa.
Per la cronaca, dopo Varese, Marcus ripercorse esattamente a ritroso il cammino che lo portò a Rieti: nel 2008-09 mezza stagione in Turchia, poi il taglio e il ritorno il Libano, nel dimenticatoio. Nel 2009-10 abbiamo ritrovato Melvin addirittura in Iran, proprio così. Evidentemente i giocatori di basket sono gli unici statunitensi che non sono odiati da quelle parti e che non rischiano la vita. Per andare a giocare in Iran i giocatori sono pagati discretamente e puntualmente, merito del petrolio. In quel campionato milita anche qualche straniero ancora abbastanza valido ma che, per un motivo o un altro, si è ormai bruciato le sue chance di ritornare in auge in Europa. Come forse anche Melvin.
Buona fortuna Marcus, soprattutto quando dovrai appendere le scarpe al chiodo.