Negli anni '70 gli Stati Uniti erano veramente lontani. Non esistevano tutti gli odierni mezzi di comunicazione per cui, a parte alcuni grandissimi nomi dell’NBA come quelli di Chamberlain, Russell, Robertson, Walton, Abdul-Jabbar e la star dell’ABA Julius Erving, o della grande rivalità tra Boston Celtics e Los Angeles Lakers, si sapeva ben poco del basket a stelle e strisce. Tutto era avvolto nel mistero: varcare l’oceano non era certo alla portata di tutti come trent’anni dopo. E ciò che si sapeva proveniva dai frammentari racconti di chi aveva avuto la fortuna di andare nei favoleggiati States a vedere qualche partita, magari riportando qualche rivista o annuario che poi non era facile tradurre.
Dunque, grande mistero e aura di leggenda, che venivano in parte squarciati quando alcuni precursori, come coach Jim Gregor o l’avvocato Richard Kaner (famoso per le famigerate sigarette al mentolo che fumava) portavano in giro per l’Italia durante l’estate squadre sponsorizzate Gillette o Riccadonna, imbottite di giovani atleti statunitensi appena usciti dalle università, ma privi di futuro nelle squadre professionistiche NBA, che venivano a cercare ingaggio in Europa.
A imitare questi due pionieri ci pensò anche il direttore delle poste di San Marino, Luciano Capicchioni la cui consorte, la bella Anna Maria, all’epoca era assai più famosa del marito essendo stata campionessa del Rischiatutto, il quiz di Mike Bongiorno. Capicchioni, avendo studiato economia negli Stati Uniti, aveva scoperto il basket innamorandosene. Tornato a San Marino iniziò anche lui a organizzare nella seconda metà degli anni ‘70 delle squadre estive di stranieri che per tutto il decennio diedero vita alla bella epoca del summer basket ricco di tornei all'aperto che si disputavano in località turistiche come Roseto, Porto San Giorgio, Loano, Cisternino e altre ancora. Oggi, 30 anni dopo, oltre a essere divenuto l’antesignano di tutti i procuratori italiani, diversi giocatori europei che hanno militato, o militano nell’NBA (i primi furono Drazen Petrovic, Sarunas Marciulonis, Arvidas Sabonis e Toni Kukoc) sono rappresentati da Capicchioni.
Tutto questo spiega come all’epoca il basket americano, oltre che avvolto nel mistero, fosse spesso nelle mani di pochi praticoni e che il rischio di prendere la classica bufala era sempre dietro la porta se non si avevano i giusti agganci oltre oceano.
Ma veniamo all’estate del 1976. Nelle tre precedenti stagioni lo straniero della Brina era sempre stato Lauriski. Dunque, per tre campionati non c’era stato bisogno di scandagliare il mercato a stelle e strisce. Ma per il lungimirante presidente Milardi - molto spesso negli USA per motivi di lavoro, specialmente a Houston, dove intrattenne preziosi rapporti con lo staff dei Rockets - non fu difficile agganciare un bravissimo tecnico italoamericano col quale stringere ottimi rapporti preferenziali che, come vedremo, sarebbe diventato una preziosa fucina di informazioni per Rieti.
Il tecnico in questione era Richard Percudani: un allenatore italoamericano che nel 1965 era stato assistente alla Power Memorial Academy di New York: il liceo dove aveva mosso i primi passi cestistici Lew Alcindor, che poi sarebbe diventato Kareem Abdul Jabbar dopo la sua conversione all’islam. L’anno dopo Percudani si trasferì in Italia a dirigere la All’Onestà Milano meritandosi il titolo di miglior allenatore esordiente della serie A. Addirittura, nell'estate del 1967, riuscì perfino a convincere il suo ex giocatore, Lew Alcindor, a venire ad allenarsi qualche giorno a Milano, tanto da far circolare la voce che il futuro Abdul Jabbar sarebbe stato lo straniero di coppa della All'Onestà. Nel 1970 Percudani tornò in patria dove divenne assistente all’università di Fairfield e poi a quella di Sacred Heart.
Durante i quattro anni trascorsi in Italia Percudani aveva assimilato la mentalità della nostra pallacanestro e le esigenze delle società, che presero a interpellarlo per avere consigli sul mercato statunitense. Egli appariva in grado di capire subito quali giocatori fossero più adatti ma, soprattutto, adattabili a una realtà tecnicamente e socialmente assai diversa da quella americana. Nel 1981 Percudani tornò in Italia, a Varese, quindi dal 1983 divenne direttore dell’ufficio reclutamento dei Phoenix Suns per i quali ha lavorato fino alla morte, il 1° Maggio 2001.
Percudani ha portato nell’NBA il primo giocatore in assoluto dell’Europa dell’est, il bulgaro Georgi Glouchkov (poi a Caserta) ed è grazie a lui che nel 1995 Stefano Rusconi ha potuto giocare a Phoenix.
Indimenticabili le telefonate di Italo Di Fazi: «Riccà, me serve n’americano. Deve esse forte e ha dda costà pocu! Me raccommanno».
E fu appunto Percudani a segnalare a Rieti un certo Willard Leon Sojourner. Al quale ne fecero seguito tanti altri fra cui Cliff Meely, Lee Johnson e Joe Bryant.