Nel 1983-84, una volta retrocessa in A2, la Sebastiani ingaggiò una 3^ scelta dei Philadelphia 76ers: Claude Riley, da Texas A&M University, 2.06, nero ovviamente. Grande fisico, molto agile, buon tiro dai 4/5 metri, solita grande elevazione per cui garantiva rimbalzi, stoppate e schiacciate. Un piccolo Lee Johnson, in poche parole. Il centro statunitense disputò un ottimo precampionato e il provino durante il torneo di Terni fu positivo per cui venne subito firmato. Caratterialmente Riley si rivelò talvolta un po’ lunatico. Quando arrivava all’allenamento con la retina per i capelli (proprio così) voleva dire che aveva la luna storta ed era meglio lasciarlo stare. In ogni caso non creò mai alcun problema disciplinare.
Dopo l’arrivo di Messina capitò un episodio divertente. Riley soffriva per un disturbo intestinale e gli venne prescritta dell’enterogermina. Pasquetti andò a comprarla in farmacia mentre la squadra si stava allenando ma fece tardi e, al ritorno, l’allenamento era terminato. Riley era scappato a casa per ovvii quanto impellenti motivi e Pasquale Berton, il massaggiatore, che normalmente somministrava i farmaci ai giocatori, era dovuto correre in ospedale per un’urgenza al reparto ortopedia dove lavorava.
«Non c’è problema, ci pensiamo noi - disse Messina ammiccando a Di Fazi – che sarà mai per un po’ di enterogermina!».
I due andarono a casa di Claude ma subito sorse qualche dubbio su come somministrargli il farmaco. Per via orale o intramuscolare? Alla fine si optò per l’iniezione: «Gliela faccio io, ne ho fatte tante in vita mia» rassicurò il Professore.
«Ma scì – esclamò Italo – fécémo l’iniezione, tanto issi so’ come li cavalli». E così, malgrado l’avversione per gli aghi da parte di Riley, che avrebbe voluto evitarla, venne fatta l’iniezione.
Poco dopo arrivò Pasquetti che trovò Messina e Di Fazi, occhiali sulla punta del naso, che stavano leggendo la prescrizione medica, ancora incerti se avevano fatto la cosa giusta.
«Tutto a posto?» chiese Attilio.
«Sì, sì. Tutto a posto - esclamò Messina – è pure avanzata».
«Come avanzata?» chiese Pasquetti.
«Sì, gli abbiamo fatto un’iniezione ma nella fiala ce n’era troppa» spiegò Di Fazi.
«Ma state scherzando? – esclamò Attilio- l’enterogermina va presa per bocca!».
Coach e Gm si guardarono negli occhi e poi quest’ultimo suggerì: «Jemocenne che è meglio. Claude, ce vedèmo ddìmani!» e abbandonarono la casa in tutta fretta un po’ preoccupati.
Venne subito avvisato Sandro Rinaldi, dirigente della società, nonché apprezzato medico dentista, il quale esaminò la prescrizione della medicina e poi chiamò in Svizzera la casa farmaceutica, malgrado fosse tarda sera. Fortunatamente rispose qualcuno spiegando che, alla peggio, il paziente avrebbe potuto avere un fortissimo prurito. Fu deciso di non dire niente a Riley e di aspettare il giorno dopo.
Conoscendo la facile irritabilità del giocatore, l’indomani Messina e Di Fazi erano piuttosto preoccupati. Finalmente Claude arrivò all’allenamento. «Che porta la retina pe' li capelli?». Chiese Italo.
«No niente retina. Meno male» sospirò con sollievo il Tigre.
Riley entrò in campo in maglietta. Aveva le braccia e il collo graffiati: sembrava che avesse avuto un corpo a corpo con un leopardo.
Messina, si affrettò a iniziare l’allenamento e, facendo finta di niente, gli chiese. «Tutto ok Claude? Sei pronto? Dai che cominciamo».
E il pivot rispose un po’ svogliato: «Yeah! Tutto ok.- ed aggiunse con una espressione sofferente – ma ieri sera… scratch. Grattare – mimando il gesto – grattare tanto».
Per fortuna non aveva abbinato il prurito all’iniezione altrimenti avrebbe fatto una strage.
Per l’ultima giornata al Palaloniano la Cottorella, ormai salva, potè permettersi di fare un po’ di passerella contro Udine vincendo 106-99. Claude Riley salutò dando spettacolo con 35 punti e ben 10 schiacciate. Pochi se lo ricordano, ma Claude è stato tra i giocatori più efficaci giunti a Rieti. Il palcoscenico della A2 non era certo quello illuminatissimo della A1 e questo fatto non l’ha aiutato a mettersi in mostra come avrebbe meritato, senza contare i grandissimi predecessori che aveva avuto a Rieti. In ogni caso Riley rimase a lungo in Europa e nel 1987-88 tornò in Italia a Cremona.