Patricio Prato appartiene al trio delle meraviglie (gli altri due erano Davide Bonora e Michele Mian) giunto a Rieti nell’estate del 2006 per dar vita all’oneroso squadrone che fu promosso in serie A evitando i remunerativi playoff (che portano denaro fresco nelle casse delle società). Dopo l’esperienza alla Saint Bonaventure University, il passaggio in Eurolega (disputando anche una finale) con la Fortitudo Bologna e due convincenti stagioni ad Avellino, anche agli ordini di Alessandro Giuliani, il gaucho contribuì concretamente alla promozione in serie A della Nuova Sebastaini e alla permanenza nel campionato successivo.
Anche nel 2008-09 i canestri da 3 e le penetrazioni di Prato stavano contribuendo al miracolo della salvezza, malgrado le difficoltà economiche della società rischiassero di avere un peso negativo sull’esito finale di campionato. Fu proprio per motivi del genere, dopo l’eccezionale vittoria per 75-66 sulla Fortitudo Bologna, in cui Prato segnò 17 punti, che l’italoargentino lasciò Rieti per andare a Cantù, in una situazione più stabile finanziariamente e ambiziosa dal punto di vista tecnico. Fu Prato a voler lasciare Rieti? O fu la società a dirgli di andarsene? Sbagliò? Fece bene? Fu una polemica che durò a lungo. Col senno di poi, la rumorosa accoglienza che ricevette al suo ritorno al PalaSojourner quando venne a giocare con Cantù andrebbe un po' ridimensionata. Anche se un capitano non abbandona mai la nave che affonda.
A fine campionato la Nuova Sebastiani raggiunse comunque la salvezza sportiva sul campo mentre Prato, a Cantù, per un motivo o un altro, non riuscì ad avere lo stesso impatto registrato in quasi tre stagioni a Rieti.
In ogni caso Patricio resta uno dei giocatori più apprezzati del quinquennio 2004-2009.