Romano Petitti portò Pietro Bianchi alla Sebastiani nel 1997, in una squadra che avrebbe dovuto dominare il campionato ma che fu tormentata da ben altri problemi. Difensore formidabile, saltatore in grado di competere con quelli di colore, ha un solo difetto: la cosiddetta mano quadrata. Peccato perché, con un tiro un po’ più morbido, questo prodotto del vivaio di Cantù avrebbe potuto fare ancora più strada di quella percorsa. Che è stata comunque notevole.
Memorabili, in quel primo anno a Rieti, una schiacciata – unico tiro ad alta percentuale noto a Pietro – in contropiede, con rotazione a 360° in un match di campionato e, soprattutto, la colossale rissa scatenata nell’amichevole, si fa per dire, svolta in precampionato contro la Notre Dame University allenata dal mitico John McLeod.
Vero animale da palestra, combattenete senza paura, Pietro non si tira mai indietro e non te la manda mai a dire. Anche lui appartiene alla lunga schiera di quelli che a Rieti hanno lasciato il cuore.
Dopo aver ottenuto una promozione in A2 con Barcellona nel 1999, Bianchi è uno dei reduci della sconfitta in garatre contro Castelmaggiore del 1° Giugno 2000. Da quel momento in poi però Pietro non ha sbagliato più un colpo e, diventato uomo di fiducia di Franco Gramenzi, con lui ha ottenuto la promozione in A2 a Capo d’Orlando nel 2001, quella in A2 a Teramo nel 2002, ancora in A1 a Teramo nel 2003 per poi portare, finalmente, Rieti in A2 nel 2004, questa volta però con Maurizio Lasi. Tornato alla corte di Gramenzi nel 2007, ha ottenuto un’ennesima promozione in A2 a Veroli, nel 2007. Una bella carriera, non c'è che dire.