Cristiano Grappasonni è originario di Poggio Mirteto e dopo la consueta trafila nelle giovanili della Sebastiani, iniziò a vedere il campo il B2, nel 1990, agli ordini di Ezio Cardaioli.
Nel 1993/94, anno della promozione in B1 della Sebastiani, giocò con le Forze Armate. Tornato a Rieti, disputò il campionato di B1 1994/95 e poi, l’anno seguente, fu ceduto come pezzo pregiato di mercato a Trapani in serie A2. Quelli infatti erano gli ultimissimi anni prima dell’avvento del professionismo, quando ancora il cartellino di un giocatore permetteva alle società di mettere un bel po’ di denaro in cassa. I siciliani però non onorarono gli impegni economici per cui, nelle more del fallimento, a fine stagione il cartellino di Cristiano Grappasonni ritornò alla Sebastiani.
Nel 1996/97 Rieti allestì una squadra fortissima il cui notevole potenziale fu però annullato dai gravi problemi economici che decretarono la fine della AMG Sebastiani Basket. A fine stagione tutti i giocatori furono svincolati, compreso Grappasonni che, tra il 1997 e il 2008, iniziò un lungo e fortunato pellegrinaggio, tra A1 e soprattutto A2, che lo ha portato ad Avellino, Reggio Calabria, Messina, Ferrara, Scafati, Capo D’Orlando, Sassari e Caserta. Una carriera caratterizzata anche da alcune promozioni in A2 che ne hanno sempre tenuto alto il prezzo di mercato al punto che, quando Rieti ha cercato di riportare Cristiano a casa, per un motivo o un altro, non si è mai riusciti a concludere l’affare.
Per moltissimo tempo Grappasonni ha avuto l’appellativo di unico reatino militante in serie A dal 1988 in poi. Egemonia decaduta con l’apparizione in serie A di Diego Grillo, nel 2005 a Roseto, anche se Cristiano resta comunque l’unico reatino ad aver lasciato un consistente segno in serie A dai tempi di Gianfranco Sanesi.
Dal 2008/09 Grappasonni è sceso in A dilettanti dove, pur essendo nato nel 1972, potrebbe ricalcare le orme di Riccardo Esposito.
Unica domanda: lo rivedremo mai a Rieti?
Nella foto: Cristiano Grappasonni con la maglia di Scafati, marcato da Chris Pearson