Partite storiche
Semifinale Coppa Korac. Barcellona - Brina Rieti
Nel 1974, in seguito all’ingaggio di Mauro Cerioni e Massimo Masini, aumentarono le ambizioni della Brina che venne iscritta alla Coppa Korac, terza competizione europea dopo la Coppa dei Campioni e la Coppa delle Coppe, istituita dalla FIBA (la federazione internazionale) nel 1973 in memoria di Radivoj Korac, grandissimo campione jugoslavo prematuramente scomparso a soli 31 anni, nel giugno 1969, per un incidente d’auto. Korac, fu capocannoniere del campionato italiano quando era a Padova nel 1969, e cinque anni prima, quando era all’OKK Belgrado, nel 1964, aveva stabilito il record di segnature europeo in Coppa dei Campioni realizzando 99 punti a Stoccolma contro l’Alvik. A così alto livello, di meglio c’è stato solo il record, che non verrà mai più battuto, stabilito nell’NBA dal mitico Wilt Chamberlain il quale, giocando per i Philadelphia Warriors, il 2 Marzo del 1962, segnò 100 punti contro i New York Knickerbockers.
Per spiegare la grandezza di Korac il Washington Post, commemorando il fuoriclasse serbo, lo definì il Jerry West comunista. Tanto per capirci West, dopo essere stato uno dei più grandi realizzatori di tutti i tempi nell’NBA con i Lakers (si ritirò all’età di 35 anni quando ancora segnava più di 22 punti a partita) è stato fino al 2000 anche general manager e poi vice presidente esecutivo del club di Los Angeles per poi assumere lo stesso incarico a Dallas. Ma non basta: il famosissimo marchio dell’NBA riproduce, su sfondo blu e rosso, la sagoma di West in palleggio, in omaggio alla sua tecnica da manuale. Dunque, un grandissimo riconoscimento da parte degli Stati Uniti, soprattutto nei primi anni ’60 quando i contatti tra basket d’oltreoceano ed Europa erano assai modesti, avere paragonato il compianto Korac ad un supercampione come West.
Tornando a Rieti, negli anni ’70, nelle competizioni internazionali era ammessa in squadra la partecipazione di un secondo giocatore straniero, il che rappresentò un ulteriore richiamo per il pubblico reatino, affamatissimo di basket e di nuove stelle per le quali impazzire. La scelta dello straniero di coppa della Brina cadde su un giocatore messicano: Arturo Guerrero.
Nelle stagioni precedenti una altro messicano, Manuel Raga Navarro, guardia dalle gambe di caucciù che lo facevano letteralmente levitare in aria, tiratore micidiale e creativo, aveva infiammato le platee di tutta Europa giocando nella grande Ignis Varese.
Anche Guerrero era una guardia. Ammirato in azione alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968 assieme a Raga, Arturo era stato però sfortunato rispetto a Manuel. Infatti, essendo ammesso all’epoca un solo straniero per squadra, quasi tutte le formazioni europee optavano in campionato per un ala-pivot o un centro. Raga invece ebbe la fortuna di essere scelto da Varese che, potendo contare su un pivot come Dino Meneghin, poteva concedersi il lusso di schierare in campionato una guardia straniera.
A portare Guerrero a Rieti ci pensò Milardi che per motivi di lavoro trascorreva lunghi periodi a Città del Messico. Alcuni sostenevano che Guerrero fosse addirittura più forte di Raga. Sicuramente era un giocatore diverso. Ancor più veloce in contropiede e in penetrazione di Manuel - tanto che Lombardi lo soprannominò immediatamente Speedy Gonzales - ma meno tiratore, Arturo partiva spesso in contropiede arrivando in attacco sistematicamente prima di tutti e chiamava sempre la palla. Nessuno riusciva a stargli dietro, giocava a un ritmo frenetico e non si fermava mai. Una volta Masini, da bravo toscanaccio, lo bloccò e gli disse: «O Arturo, o te tu vai un po’ più pianino o noi si resta sempre un paio di azioni indietro col fiatone!».
Guerrero era dotato di una elevazione strabiliante: il suo numero preferito in riscaldamento consisteva nel prendere la rincorsa, lanciare la palla contro il tabellone, saltare, riprenderla al volo e schiacciare all’indietro a due mani. Niente male per quei tempi! Dunque un giocatore assai spettacolare. In ogni caso il dilemma su chi fosse più forte tra lui e Raga non è mai stato risolto. Infatti, pur allendosi molto più degli altri, il resto della squadra poteva giocare giocare in campionato, mentre Arturo doveva attendere le gare di Coppa per ritrovare l’agonismo e per questo il suo rendimento si rivelò un po’ discontinuo.
Trattandosi della prima partecipazione alla Coppa Korac, per accedere al girone dei quarti di semifinale la Brina dovette superare due facili turni eliminatori. Il primo contro i tedeschi del Monaco e il secondo contro i belgi dello Standard Liegi.
Il girone dei quarti fu dominato ai danni di Levski Sofia (Bulgaria), Villeurbanne (Francia) e Monaco (Francia). Memorabile, a proposito di quest’ultima trasferta, la mazzata incassata al casinò da alcuni dirigenti che, per tornare in Italia, dovettero farsi aiutare da chi non aveva ceduto alle lusinghe del tavolo verde.
La Brina si qualificò per la semifinale contro i blaugrana del Barcellona dove stava crescendo l’ancora imberbe fuoriclasse Juan Antonio San Epifanio. Però all’epoca i punti di forza degli spagnoli erano Iradier e i due americani Knowles e Mc Cray. La Brina, vinse a Rieti 63-48 ma perse 87-63 al ritorno e fu eliminata per differenza canestri. Superando il Barcellona avrebbe affrontato in finale Cantù che poi si aggiudicò il trofeo, inizialmente assegnato in due partite di andata e ritorno.
La semifinale di Korac contro Barcellona fu il massimo risultato ottenuto dalla Sebastiani prima dell’inizio dell’era Sojourner.