Campionati
2004 / 2005
Smaltita la sbornia della promozione in Legadue la Sebastiani, dopo aver riconfermato Maurizio Lasi in panchina, si tuffò immediatamente sul mercato al grido di “squadra che vince non si cambia”. Un’idea teoricamente giusta ma che in realtà avrebbe mostrato delle crepe, accentuate anche dalla scelta degli extracomunitari, anch’essa in teoria inizialmente buona, ma che purtroppo successivamente si sarebbe rivelata infelice.
A lasciare la formazione promossa in A2 fu il solo Max Reale, accompagnato anche dai giovani Marco Evangelisti e Ivan Riva, il cui contributo al salto in Legadue, però, fu pressoché minimo. I restanti sette giocatori avevano già avuto, in tempi più o meno recenti, esperienze rilevanti in serie A1 e A2, per cui furono riconfermati puntando molto sulla loro esperienza. Reale, invece, sarebbe stato sostituito da un pari ruolo a stelle e strisce. A completare la rosa degli italiani giunsero il playmaker Filippo Masoni e il lungo italoargentino Federico Carlotta, quest’ultimo soprattutto per fare numero in allenamento. Infine, essendo l’organico già assai profondo, si decise di iniziare la stagione, unica squadra tra le 16 di serie A, con due soli extracomunitari invece dei tre concessi dai regolamenti. Il terzo, sarebbe stato eventualmente scelto più avanti, tenendo così in serbo due visti di lavoro, una volta verificato come si sarebbe comportata la squadra.
Dopo aver scandagliato il mercato d’oltreoceano fu deciso di andare, come dire, sull’usato sicuro prendendo due giocatori che conoscevano bene l’Europa e l’Italia. DeMarco Johnson e Derell Washington, i cui profili sono nelle sezioni Personaggi e Giocatori Stranieri.
In precampionato, qualche piccola avvisaglia di scarso feeling tra Washington e un paio di compagni emersa nei primi allenamenti, passarono in second’ordine dal momento che la Sebastiani disputò una preseason ricca di vittorie, nonostante la perdurante assenza di Feliciangeli, che era in bacino di carenaggio ad Ancona a rimettere a posto un ginocchio scricchiolante. I soliti cinici fecero però la tara all’incoraggiante precampionato della Tris nel quale furono battute Reggio Calabria, Caserta, Fabriano, Montegranaro e Ferrara tutte ampiamente incomplete. Ben pochi dettero peso a questi piccoli segnali: tutto sommato Washington segnava tanti punti, DeMarco entro qualche settimana avrebbe smaltito flebite e chili di troppo e poi gli italiani, Bagnoli in testa, avrebbero fatto a turno il loro dovere. Inoltre doveva ancora rientrare Feliciangeli e, infine, Maurizio Lasi poteva sempre giocarsi l’asso nella manica del terzo straniero che ancora non era stato tesserato. Con questo ottimismo si partì per l’esordio in campionato a Bologna, contro quella stessa Virtus a cui nel 1980 la Sebastiani contese l’accesso alla finale scudetto.
A Bologna, contro una Virtus che secondo i pronostici avrebbe dovuto ammazzare il campionato, la Tris resse fino al riposo (41-34) e poi crollò nella ripresa per 69-44 sfoderando un attacco a dir poco asfittico, a cominciare dagli strangers (15 punti in due), senza neanche un giocatore in doppia cifra. Merito degli emiliani? Demerito dei reatini? Ancora troppo presto per giudicare? Purtroppo il successivo esordio casalingo con Fabriano non fu per niente rassicurante: l’unica nota positiva fu solo la miracolosa vittoria (77-74) ottenuta grazie ai tiracci da tre di Guerra (18 punti 4/5 dai 6.25) e ad un Washington appena decente (18) insieme a Fazzi (17) e Bagnoli (11 punti, 10 rimbalzi). Di bel gioco neanche a parlarne.
A Novara arrivò un’altra sonora imbarcata (87-70 con Johnson a 20 e Washington ad appena 12) mentre alla 4^ giornata, di nuovo a Rieti, fu battuta Capo d’Orlando (74-68) al termine di un’orribile partita onorata solo dalla doppia doppia di Bagnoli (21 punti, 16 rimbalzi. DeMarco 15, Washington 9): nessuno avrebbe mai creduto che da lì in poi i siciliani avrebbero dominato il campionato fino a salire direttamente in Lega A. Intanto la Tris tutto faceva tranne che entusiasmare: tra gli italiani si distingueva il solo Bagnoli mentre Johnson e Washington sul parquet non si comportavano certo da americani.
Ovviamente, dopo la successiva sconfitta di Trapani (69-61. Bagnoli 19), l’imminente match casalingo con Caserta cominciava a rappresentare per molti un’ultima spiaggia. Non per nulla, nel frattempo, per tentare di correre ai ripari, prima ancora di operare tagli più pesanti, era stato ingaggiato il veterano Mauro Sartori (1970; 2.02): un po’ perchè non si sapeva in che condizioni sarebbe tornato a giocare Feliciangeli, un po’ per dare una mano sotto canestro dove Bagnoli faceva il boia e l’impiccato senza un grande aiuto da parte di Johnson, Washington e Bianchi. Purtroppo Colson e Mack (50 punti in due) smorzarono ogni speranza di reazione e Caserta vinse 77-85. Nella Tris a salvarsi fu ancora una volta il solito Bagnoli (20 punti più 10 rimbalzi). Gli altri italiani continuavano a non incidere mentre Washington replicò con 2 soli punti ai dignitosi 17 di Johnson.
A Imola (2 vinte e 4 perse, come la Tris) per poco non si riuscì a invertire il trend negativo. Il duello Esposito (41)-Johnson (37) fu spettacolare ma i padroni di casa furono più squadra e vinsero in volata con due liberi di Bencaster (87-86) mentre tra i reatini qualcosa di discreto giunse solo da Guerra e Laezza.
Nel frattempo Lasi aveva iniziato a scandagliare il mercato straniero per trovare un elemento da affiancare all’abulico Washington sperando che così le sue prestazioni migliorassero, ma un problema serio era anche il reparto italiani: escluso Bagnoli, c’era l’imbarazzo della scelta su chi dover tagliare e tra i tifosi ognuno aveva la propria idea su chi avrebbe dovuto essere ceduto o confermato durante il mercato estivo.
Insomma, al contrario del ben noto postulato, la squadra vincente avrebbe dovuto essere cambiata eccome in estate. I motivi? Età media elevata, troppi doppioni, troppi giocatori che chiedevano spazio e minuti di gioco e poco disposti a mettersi al servizio degli stranieri che, da parte loro, neanche stavano incantando. Di conseguenza ognuno giocava per sé. A risentire maggiormente di tale situazione furono Laezza (lontano dalla leadership del campionato precedente), Riva (un po’ logoro per gli infortuni della precedente stagione e meno pronto a uscire dalla panchina) e Bianchi (che iniziò ad andare in tribuna la domenica). Nel frattempo i tifosi più cinici, riguardo alle scelte estive sia sugli americani sia di partire con due soli stranieri, recitavano il classico “l’avevo detto io”.
Si arrivò così alla sfida casalinga con Montegranaro, per giunta davanti a quella Tv che a Rieti non aveva mai portato fortuna, dove puntualmente giunse il disastro (67-79). Bagnoli fu ancora una volta grande (20 punti, 15 rimbalzi), Washington perlomeno fu volenteroso (16 punti), Johnson impalpabile (13), gli altri inguardabili. Dopo 8 giornate la Sebastiani (4 punti insieme a Caserta, con 2 vinte e 6 perse) era terzultima davanti a Sassari (2) e a Osimo (0). Bisognava correre ai ripari.
Malgrado la gravità della situazione, l’idea di tagliare Washington non aveva ancora del tutto preso corpo nella speranza che, giocando finalmente con tre stranieri, il rendimento di quest’ultimo sarebbe cresciuto. Si puntò quindi ad affiancargli una guardia che segnasse con continuità, anche se questo significò la rinuncia ad Antonello Riva che così appese le scarpette al chiodo per indossare la giacca da general manager e sedersi dietro la scrivania con un anno d’anticipo sul previsto.
L’uomo scelto da Lasi, le cui ultime settimane erano state tutt’altro che tranquille, fu David Hawkins, il cui profilo è nella sezione Personaggi e Giocatori Stranieri.
Il neoacquisto della Tris fu subito determinante: segnò 18 punti, caricandosi letteralmente la squadra sulle spalle nelle battute finali del match trascinandola alla vittoria sui marchigiani (90-79). Il pubblico andò in delirio, Hawkins fece il giro di campo distribuendo high five ai tifosi e abbracciò il futuro fraterno amico Big Gaetano Papalia. Un rituale che si sarebbe ripetuto tantissime volte al Palaloniano. Uniche note stonate: un Washington ormai divenuto un corpo estraneo, tenuto in panchina nelle battute decisive del match, e la prestazione di Laezza che, dopo aver segnato una tripla, salutò i tifosi con un gesto tra il polemico, il ringraziamento e il liberatorio. Il martedì successivo fu ceduto a Firenze, dove qualche settimana dopo lo avrebbe raggiunto anche Bianchi.
La scure del taglio si abbatté inesorabilmente anche su Washington, ceduto in A1 a Varese, dove ben presto subì lo stesso destino. Invece alla Tris, che proseguiva a giocare con due soli extracomunitari, restava a disposizione ancora un ultimo.
L’ingaggio di Hawkins ebbe un impatto tremendo su Rieti e sul campionato: infatti, rarissimamente un rookie dell’Ncaa, senza neanche aver disputato una partita di precampionato in Italia, aveva mai avuto un rendimento così determinante sin dalla prima partita ufficiale (24 punti, 6 rimbalzi, 3 recuperi di media e il 40% al tiro da 3). Fatto sta che, in breve, la Sebastiani infilò una serie di 5 vittorie su 6, suggellata dal drammatico successo prenatalizio su Scafati (77-72), grazie a un Hawkins per l’ennesima volta devastante su entrambi i lati del campo nelle battute decisive del match, e poté così chiudere il 2004 a 14 punti (7 vinte, 7 perse) rientrando in zona playoff.
Alla vigilia del nuovo anno, dopo un bel po’ di avvicendamenti, il roster della Sebastiani era quindi composto da Fazzi e Masoni in regia; Hawkins e Guerra erano le guardie; Feliciangeli e Sartori le ali; Bagnoli e Johnson i centri. Perennemente in panca: Carlotta e D’Agapiti. In sostanza, Bagnoli e Hawkins erano delle certezze mentre Johnson e Feliciangeli apparivano in crescita. Incerto il contributo di Sartori, mentre a Fazzi mancava una spalla più continua del volenteroso Masoni. Guerra invece poteva infilare o fallire 3-4 triple di fila nella stessa partita. Infine c’era ancora spazio per inserire il terzo extracomunitario.
Tutti gli allenatori temono la pausa natalizia perchè non si sa mai in quali condizioni ritorneranno in palestra i giocatori. Non è una questione se siano state fatte o meno grandi mangiate o bevute: bene o male tutti sanno come gestirsi, però questa interruzione, se può anche giovare a una squadra in crisi, può invece risultare negativa per una squadra in fase vincente facendole perdere la giusta mentalità e concentrazione. Inutile indagare sul come e il perchè. Resta il fatto che, alla ripresa del campionato, la Tris fece una disastrosa figura a Rimini perdendo 100-79, dopo essere andata al riposo sul 52-41 sorretta da un Hawkins da favola (32) ma, ovviamente, calato alla distanza. Colpa delle solite telecamere della Rai?
La domenica successiva, prima di ritorno, era in arrivo a Rieti la Virtus Bologna: quale migliore occasione per rifarsi? Ovviamente la corazzata bolognese, nel frattempo assestatasi con un alcune operazioni di mercato, si rivelò un osso durissimo e questa volta non bastò neanche il prodigarsi di Hawkins per evitare la sconfitta (64-77). Poco male, la trasferta successiva, in casa di una Fabriano allo sbando, avrebbe dovuto raddrizzare tutto.
Nelle Marche l’avvio della Tris fu bruciante però, nonostante i 23 punti di Hawkins nei primi 20’, la squadra di Lasi difese malissimo e andò al riposo sotto di un punto (47-46). Nella ripresa non ci fu nulla da fare: Rieti abulica, break d’apertura di 19-2 da parte di Fabriano, trascinata dal futuro reatino Thomas Mobley, e imbarcata per 95-81. Il solito centinaio di tifosi reatini al seguito non gradì molto.
L’impressione generale era che il cosiddetto effetto Hawkins si fosse ormai esaurito, come se le squadre avversarie lo lasciassero sfogare per tenere a bada il resto della Tris. Una volta esaurite le energie di David, i suoi compagni non sembravano in grado di dare una svolta alle partite. Serviva dunque un nuovo elemento, nella fattispecie un altro tiratore in alternativa a Hawkins e più continuo di Guerra, che potesse garantire più pericolosità nel bombardamento dai 6.25.
Mentre la ricerca del terzo extracomunitario era in corso, al Palaloniano, contro Novara, arrivò la prima vittoria del 2005 (88-77, Hawkins 27, Johnson 21, Fazzi 10) e la domenica successiva, a Capo D’Orlando, si sfiorò il colpaccio (100-94) con Hawkins a 30, più Fazzi, Masoni, Johnson e Bagnoli in doppia cifra. Era un segnale di ripresa?
Durante la pausa di campionato per la disputa della Coppa di Legadue fece il suo approdo a Rieti Jimmie Snap Hunter, il cui profilo è nelle sezioni Personaggi e Giocatori Stranieri.
All’esordio contro Trapani, a Rieti, Snap ebbe qualche problema di ambientamento, sia tecnico che arbitrale, e segnò solo 5 punti ma ci pensarono Hawkins (27), Johnson (17) e Guerra (12) a risolvere una partita assai difficile (76-74).
A Caserta le cose andarono meglio per Hunter (17) ma la partita fu la fotocopia di quelle sciagurate di Rimini e Fabriano e la Tris perse malissimo per 95-72.
A Rieti, contro Imola, i tre stranieri realizzarono 59 degli 80 punti necessari per battere gli ospiti (che chiusero a 69) ma nel frattempo stava crescendo l’impressione che si fosse creata una frattura tra i due blocchi, italiano e straniero. Eppure, a parte la novità Hunter, quella medesima squadra aveva infilato 5 vittorie su 6 solo poche settimane prima al termine del 2004.
Inoltre, tanto per mantenere l’ambiente in ebollizione, l’agente di Hunter aveva tentato di liberare il suo cliente perché dall’NBA i Dallas Mavericks parevano essere interessati a Snap. Il braccio di ferro durò meno di una settimana: Papalia tenne duro negando il nullaosta al giocatore mentre l’interesse di Dallas lentamente scemò. Fu una vera fortuna, visto quello che sarebbe accaduto di lì a poche settimane e, comunque, va lodata la professionalità di Hunter che, nonostante tutto, si sarebbe comportato benissimo fino al termine della stagione.
In campo, però, la musica non cambiò neanche a Porto S. Giorgio, contro Montegranaro, vittoriosa per 106-91, con Hawkins, Hunter e Johnson artefici di 73 punti. La partita, assai sentita per la rivalità con i marchigiani, fu seguita da centinaia di tifosi che sfidarono una pesante nevicata e fu caratterizzata anche da qualche spiacevole episodio tra gli stessi tifosi reatini. Il viaggio di ritorno a Rieti fu bruttissimo, non solo per la neve, e ancora peggiore fu la settimana successiva. Per fortuna un’Osimo, ormai retrocessa, permise alla Sebastiani di tornare alla vittoria in trasferta (76-86) col solo Bagnoli (17) a spalleggiare i soliti tre strangers.
Ma cosa stava succedendo? In pratica Maurizio Lasi a parte Hawkins, Johnson, Hunter e Bagnoli, non aveva più un particolare supporto da parte del resto della squadra, nonostante Johnson stesse ritrovando vigore e atletismo mentre Snap stava visibilmente crescendo.
Probabilmente, e in maniera del tutto non voluta, la squadra era diventata troppo dipendente dagli americani. Fattore forse ancor più accentuatosi dopo l’avvento di Hunter. In più, proprio il ritorno in forma di Johnson, non più leader della squadra dopo l’avvento di Hawkins, creava un problema di gestione dei palloni che lasciava poco da spartire ai giocatori italiani. Per tale motivo la saldezza della squadra ne risentiva. Un problema che veniva mascherato quando si giocava a Rieti, grazie al fattore campo, ma che riesplodeva ogniqualvolta si andava in trasferta. In questa situazione, mentre la zona playoff si stava nuovamente allontanando, anche la panchina di Lasi iniziò a traballare. Durante un allenamento ci fu anche qualche manifestazione contro squadra e tecnico, sia all’esterno che all’interno del Palaloniano, e la situazione non fu certo smorzata dalla agevole vittoria casalinga su Sassari (86-73: Hawkins 24, Hunter 23, Bagnoli 20).
Come se non bastasse, da poche settimane era arrivata anche la doccia fredda, preannunciata però già da diversi mesi, della forzata rinuncia allo sponsor Tris che già dall’inizio dell’estate era stato congelato per una questione politico-legale sulla quale non è il caso addentrarsi. Fino a Dicembre Papalia aveva confidato nella conferma della Tris, ma dall’inizio del nuovo anno fu costretto ad eliminare il marchio dalle maglie della squadra sperando inutilmente nella positiva risoluzione della questione legata allo sponsor. Un vera e propria doccia fredda, considerando che il budget complessivo della squadra era assai elevato.
Alla vigilia della trasferta di Ferrara la situazione non era delle più rosee. Tutti erano consci che un’ulteriore sconfitta avrebbe ancor più compromesso le possibilità di qualificazione ai playoff della Sebastiani. In squadra non c’era molta serenità e, in più, da qualche giorno circolava anche una voce su un possibile interessamento per David Hawkins da parte della Lottomatica Roma, in cerca di un sostituto del deludente Maurice Carter. Un’ipotesi certamente mal vista dagli sportivi reatini e che, al momento, con la squadra ancora in lotta per i playoff, fu prontamente smentita dalla società.
A Ferrara, però, un episodio del tutto imprevisto convinse Papalia a rompere definitivamente gli indugi sul da farsi: l’infortunio al tendine d’achille di DeMarco Johnson dopo soli 7 minuti di gioco che, di fatto, tolse ogni residuo di competitività al match, perso disastrosamente 115-78 nonostante i 35 punti di un indomito Hawkins (4/7 da 2, 6/8 da 3, 9/11 ai liberi).
A quel punto la Sebastiani (a 24 punti insieme a Trapani e Pavia, preceduta da Caserta e Ferrara a 26 ed inseguita a 22 da Montecatini) aveva quasi tutti i confronti diretti in classifica sfavorevoli, aveva perso DeMarco e non aveva più visti a disposizione per sostituirlo per cui, dopo una simile prova di arrendevolezza, la stagione sembrava ormai definitivamente conclusa. Del resto la salvezza matematica era già stata acquisita mentre le possibilità di acciuffare i playoff sembravano assai scarse. Papalia, quindi, ruppe gli indugi e cedette in prestito Hawkins a Roma per l’ultimo mese di regular season di A1 e per i playoff in cambio di una buona contropartita economica. Tale decisione, giudicata rinunciataria, non piacque ai tifosi che, per giunta, avevano chiesto anche la testa di Lasi. Per tale motivo Big Gaetano convocò un’altra delle numerose conferenze stampa tenute durante l’arco della stagione per spiegare le cause e le modalità dell’operazione Hawkins, i progetti futuri e anche per riconfermare la fiducia a Lasi.
Persi in un colpo solo Hawkins e Johnson, la Sebastiani, senza altri visti per extracomunitari disponibili, tamponò la falla tesserando in fretta e furia lo statunitense con passaporto svedese, e dunque comunitario, Inus Norville: un centro di colore di 2.05, discreto rimbalzista e difensore, ma dalla mano totalmente quadrata, imparentato alla lontana nientemeno che con l’ex star dei Los Angeles Lakers Magic Johnson. Mancavano solo quattro partite al termine della stagione. Non si poteva pretendere di più dal mercato.
Il calendario prevedeva tre partite in casa e una fuori. Per qualificarsi ai playoff bisognava vincerne almeno tre. Ce l’avrebbe fatta la Tris ormai ridotta all’osso?
A quel punto si verificò un evento particolare. Il sabato precedente la gara casalinga con Pavia del 3 Aprile, Papa Giovanni Paolo II morì e per tale motivo tutti gli avvenimenti sportivi d’Italia della domenica furono posticipati. L’incontro con Pavia fu così rimandato al giovedì 14 e questa singolare circostanza permise alla Sebastiani di guadagnare una settimana in più per inserire meglio Norville, giunto a Rieti appena il giovedì, evitando nell’immediato di affrontare un’avversaria assai ostica. Perciò la prima partita della Sebastiani new look si sarebbe giocata a Rieti domenica 10 Aprile contro Montecatini guidata da un certo Joe Tory Smith che in futuro Rieti avrebbe conosciuto molto bene.
I toscani, che per tutta la stagione avevano avuto problemi a causa di un ginocchio di J.R. Koch, senza però mai decidersi a tagliarlo, giunsero a Rieti reduci da un paio di brutte prestazioni casalinghe per cui in squadra c’era un po’ di maretta. La Tris seppe approfittare di questa situazione vincendo 101-91 con ben 5 uomini in doppia cifra, a partire dai 33 di Bagnoli, passando per gli 11 di Guerra (3/6 nelle triple), per finire ai 14 di Sartori (autore di un 4/5 dai 6.25), finalmente sbloccatosi dopo mesi di forzato impiego in un ruolo ibrido che mai gli aveva permesso di esprimersi al meglio, tanto da cadere talvolta in incomprensioni e contestazioni coi tifosi, anche durante la stessa gara con Montecatini.
La marcia finale verso i playoff era dunque iniziata bene e, nell’affrontarla, la Sebastiani era certamente aiutata dall’inevitabile caduta di qualsiasi tipo di pressione sulla squadra in conseguenza delle rinunce a Hawkins e Johnson, per cui non aveva più nulla da perdere. A quel punto, i giocatori superstiti potevano contare su tanti minuti di gioco a loro disposizione anche per rimediare sul campo ai propri stessi errori senza il rischio di essere richiamati in panchina. Questa particolare condizione infuse tranquillità e fiducia e certamente contribuì, nelle residue tre settimane di regular season, a raggiungere un risultato che, col medesimo organico risicato, ma su una distanza di tempo ben più lunga, difficilmente sarebbe stato possibile ottenere.
Rinfrancata dalla vittoria con Montecatini, il giovedì successivo la Sebastiani affrontò finalmente Pavia che fu battuta 77-73 al termine di un match assai combattuto in cui gli aghi della bilancia furono Guerra (4/6 dai 6.25) e un mostruoso Norville il quale, essendo ancora sconosciuti agli avversari i suoi enormi limiti offensivi che sarebbero poi tragicamente emersi nei playoff, sfoderò la partita della vita: 10 punti, 4/4 da 2, 2/2 ai liberi, 10 rimbalzi, 22 di valutazione.
La squadra di Maurizio Lasi, galvanizzata dall’inaspettata possibilità di riagguantare i playoff, giocando all’insegna del più classico degli uno per tutti, tutti per uno, stava ora offrendo il centodieci per cento e affrontò la trasferta di Scafati più che altro per prepararsi alla decisiva sfida dell’ultima giornata in casa con Rimini. In Campania, infatti, si giocò con la testa rivolta alla sfida coi romagnoli e i padroni di casa ebbero la meglio 85-75.
Tutto era rimandato, come previsto, all’incontro con quella stessa Rimini, che 17 anni prima all’ultima giornata della regular season aveva spedito in serie B1 la Sebastiani, e che sarebbe stata di nuovo arbitra del destino di Rieti anche se, questa volta, la posta in palio era diversa e meno pesante, visto che la permanenza in Legadue non era assolutamente in dubbio.
Trascinata da un Fazzi stratosferico (30, 6/9 da 3) e da un grande Hunter (25, 4/10 da 3) e da un Guerra in stato di grazia (15, 5/12 da 3) la Sebastiani sfoderò la terza prestazione casalinga consecutiva da antologia in cui l’unica nota stonata furono i fischi, assolutamente inopportuni, a Maurizio Lasi durante la presentazione delle squadre. Rimini fu superata 90-82 e la Sebastiani si qualificò ai playoff piazzandosi addirittura all’8° posto, evitando così la Virtus Bologna nei quarti di finale, ritrovando invece ancora una volta Montegranaro sul suo cammino.
LA SFIDA CONTINUA
A distanza di un anno dai playoff di B1 le strade di Rieti e Montegranaro si incrociavano di nuovo. I marchigiani, giunti al terzo posto dopo un’ottima regular season, frutto di oculate scelte di mercato che avevano permesso in estate di rinunciare senza problemi a Carra, Semprini e Cattabiani e, durante il campionato, perfino a Ruggeri per fare spazio al giovane Canavesi, partivano ovviamente da favoriti.
Da parte sua la Sebastiani poteva gettare sul piatto l’entusiasmo per una qualificazione ai playoff ormai data per persa e l’assenza di qualsiasi pressione poiché, da quel momento in poi, tutto ciò che fosse stato ottenuto sarebbe stato un qualcosa in più.
Gara 1. Premiata Montegranaro – Fiaba Rieti: 67-78
La prima sfida a Porto San Giorgio fu l’incontro su cui la Sebastiani, in netta inferiorità tecnica, iniziò a costruire il sogno di prendersi una cocente rivincita dei playoff della stagione precedente. Complici un Childress irriconoscibile, e marcato assai bene, e un Maquinhos poco avvezzo al clima dei playoff, Rieti prese in mano le redini del match dal secondo quarto in poi senza più mollarle. I marchigiani tennero il passo fino al 30’ (52-51) e poi Hunter (21) e soci presero il largo per vincere 67-78. Ancora una volta fu determinante la percentuale dai 6.25 (10/23) dei reatini, trascinati da un Guerra quasi perfetto (1/1 da 2, 3/4 da 3) mentre Bagnoli lottò alla pari con Tyler. Per i quasi mille tifosi reatini presenti fu una gioia indescrivibile.
Gara 2. Premiata Montegranaro – Fiaba Rieti: 78-70
Purtroppo la Sebastiani non riuscì, come suol dirsi, a battere il ferro finché era caldo. Garadue fu un match durissimo, giocato alla presenza di un David Hawkins libero da impegni con la Lottomatica, caratterizzato da alcune scorrettezze, più o meno involontarie, da parte di Chiaramello, in parte ridimensionate una volta riviste al replay, ma che sul momento scaldarono assai gli animi, sia in campo che sugli spalti. Dopo che Masoni in apertura dell’ultimo quarto, sul 50-59, fallì il tiro del +11 per Rieti, Snap e soci si bloccarono favorendo il break di 28-11 per i padroni di casa che riportò le squadre di nuovo sull’1-1. All’altezza di garauno furono Fazzi (22, 3/7 da 3) e Bagnoli (18). Nella conferenza stampa di fine partita ci fu grande battaglia dialettica tra Lasi e il coach di Montegranaro, Pillastrini, per difendere la lealtà dei rispettivi giocatori dopo le scorrettezze viste in campo.
Gara 3. Fabia Rieti - Premiata Montegranaro: 73-72
Com’era prevedibile, una volta tornata al Palaloniano, la Sebastiani sentì il peso della responsabilità di sfruttare al meglio il fattore campo ed i marchigiani per poco non ne approfittarono. Al 35’, sul 59-69 per gli ospiti, tutto sembrava ormai perduto ma, come spesso accade quando tira aria di playoff, Picchio Feliciangeli ama vestire i panni del protagonista. Probabilmente quella di gara3 è stata la più bella prestazione della sua carriera: 30 punti, 5/6 da 2, 5/6 da 3, 5/7 ai liberi e una splendida marcatura su Maquinhos. Fu proprio Picchio a riportare la Sebastiani a galla, spalleggiato dai soliti Hunter (20) e Bagnoli (17 punti, 11 rimbalzi) mentre Guerra, Sartori e Norville collezionarono un pessimo -15 globale in valutazione. La fatica cominciava a farsi sentire?
Gara 4. Fabia Rieti - Premiata Montegranaro: 59-60
A questo punto mancava solo il colpo di grazia e, in gara 4, di opportunità per assestarlo la Sebastiani ne avrebbe avute addirittura due a disposizione.
Dopo un match tiratissimo, in cui iniziò a pesare il fatto di giocare con un organico ridottissimo da ormai 40 giorni, si arrivò a 1’35” dal termine con la Sebastiani avanti 57- 56 quando Feliciangeli, che fino a quel momento aveva giocato a sprazzi, rubò una palla a metà campo. Situazione di due contro uno con Picchio lanciato in contropiede sul lato sinistro del campo mentre in area lo aspettava Maquinhos. Sul lato destro, appena un po’ indietro, lo seguiva Fazzi da rimorchio. Probabilmente Feliciangeli, invece di obbedire all’istinto, pensò troppo sul da farsi. L’idea migliore sarebbe stata comunque quella di puntare dritto verso il canestro e Maquinhos, magari per schiacciargli in faccia, cercando di subire anche un fallo pur rischiando lo sfondamento. Invece Picchio esitò un attimo, rallentò cercando di far venire il difensore su di sé per poi passare la palla a Fazzi. E così fece. Però Maquinhos si districò bene in difesa e riuscì a recuperare su Fazzi che sbagliò il tiro. Montegranaro ne approfittò per portarsi sul 59-60 a 5” dal termine con due liberi di Chiaramello. Sulla successiva rimessa dal fondo Fazzi, pressato dagli avversari, non si accorse di avere liberi il centro e il lato sinistro del campo per andare coast to coast per provare a rimediare perlomeno un fallo. Il capitano, invece, proseguì a palleggiare come un forsennato sul lato destro, spinto dal buttafuori dei marchigiani, che lo mandarono verso la linea laterale, davanti alla panchina avversaria, da dove tentò un disperato tiraccio completamente fuori centro. 2-2: tutto da rifare. Si tornava a Porto San Giorgio.
Gara 5. Premiata Montegranaro – Fiaba Rieti: 85-84 d.t.s.
Altro biblico esodo di tifosi reatini verso l’Adriatico. Dopo 4 partite le squadre erano in parità di vittorie, con Rieti che aveva segnato complessivamente 3 punti in più di Montegranaro con le ultime due gare che erano entrambe terminate con lo scarto di un solo punto. Tutti erano coscienti che anche quest’ultima partita si sarebbe decisa per un soffio. E così fu.
Ormai era una vera e propria battaglia di nervi in cui, purtroppo, pesarono assai gli evidenti limiti offensivi di Norville che nelle 5 le partite della serie segnò in totale appena 6 punti. Ovviamente Pillastrini aveva ordinato ai suoi di battezzare il comunitario reatino lasciandolo libero ogni volta che era in campo per raddoppiare sugli altri e ciò costringeva Lasi a ridurre l’impiego di Norville per avere in campo cinque uomini pericolosi in attacco, anche se ciò significava giocare con un quintetto molto basso. Una situazione che confermò ancor più la grandezza di Bagnoli il quale, ormai solo a lottare contro Tyler e Chiaramello, prima della partita fu più che meritatamente premiato come miglior giocatore italiano della Legadue.
Nei primi 20’ la Sebastiani tenne sempre la testa avanti, anche di 7 punti, grazie a delle percentuali da 3 vicine al 50%: sembrava di rivedere garauno con Guerra e Sartori nuovamente ispirati al tiro. Ma la musica cambiò completamente nella ripresa quando la Sebastiani accusò la fatica ed anche qualche errore arbitrale. A 60” dal termine Montegranaro conduceva di 9, la partita sembrava ormai chiusa, ma quattro triple di Hunter riaprirono l’incontro portando Rieti al supplementare sul 70-70. E lì accade di tutto. Oltre agli errori per tutta la partita dei reatini ai liberi (24/36 contro il 28/31 dei padroni di casa) sul risultato finale pesarono ancor più alcune interpretazioni arbitrali diametralmente opposte. La più clamorosa di tutte fu quando, a 90” dal termine, con la Sebastiani avanti 78-80, Childress eseguì una tripla e su di lui si lanciò Norville nel tentativo di stopparlo. La palla aveva già lasciato la mano del playmaker marchigiano quando il pivot di Rieti era già ricaduto a terra senza neanche sfiorare il regista degli adriatici. L’arbitro però fischiò fallo mandando Childress in lunetta, che fece 3/3 portando Montegranaro avanti 81-80. Sull’azione successiva, invece, fu ignorato un netto fallo su Hunter in entrata. Seguirono altre notevoli sviste arbitrali finché, a un secondo dal termine, Chiaramello, bersagliatissimo dopo garadue dai cori dei reatini, mise a segno i liberi del sorpasso definitivo che sancirono l’ennesima vittoria di Montegranaro nei playoff ai danni della Sebastiani per 85-84.