La Sebastiani, dopo aver giocato nel campo in carbonella del Molino della Salce e in quello di viale Fassini, si era trasferita da alcuni anni nel campo all'aperto di via San Liberatore, nello spiazzo adiacente alle scuole e che, rispetto ai precedenti campi, era un vero lusso, anche solo per il fondo in cemento. Del resto, anche in serie A, fino alla fine degli anni ’50 si giocava spesso ancora all’aperto. Purtroppo, l'adiacente palestra scolastica coperta, oltre ad essere troppo piccola, non poteva certo prevedere le tribune per il pubblico: un vero lusso per quell'epoca. 
Oggi del campo all'aperto di via San Liberatore non c’è più traccia ma all’epoca, lungo le mura del palazzo delle magistrali e del liceo classico c’era una tribuna di 5 o 6 gradoni in cemento e tubi innocenti. Il primo gradone fungeva da panchina per le squadre mentre gli altri potevano ospitare circa 300 spettatori che erano a diretto contatto con i giocatori. Gli altri spettatori stavano in piedi dietro ai canestri o sull’altro lato del campo. Inoltre, siccome l’ingresso era a pagamento, per non far vedere la partita ai passanti di via San Liberatore, sulla relativa inferriata venivano appese delle stuoie. I punteggi delle partite venivano indicati con dei cartoncini numerati e al tavolo degli ufficiali di campo, nella confusione generale, si riusciva a rubare ogni tanto qualche punto dal referto.