Campionati
 
1973 / 1974

Il primo grosso problema del primo campionato di serie A era rappresentato dall’assenza di un vero e proprio fattore campo. Infatti il Palaleoni nato come palestra scolastica coperta, anche per venire incontro alle esigenze di una Sebastiani da serie B, non era omologabile per la serie A.
«E‘ bello ma è troppo piccolo, caro Provveditore» commentò, il giorno dopo una delle prime partite di serie C disputate dalla Snia nel Palazzetto di Piazzale Leoni, l’ingegnere capo del Comune, Gustavo De Benedictis, rivolgendosi a Luigi Minervini, grande appassionato di basket, col quale tanto aveva collaborato per realizzare quel primo impianto. E fu un facile profeta.
La Sebastiani fu costretta a farsi ospitare nel monumentale Palazzo dello Sport dell’Eur che in quel momento. Quel campionato fu l’esame di laurea non tanto per la squadra, che seppe confermare sul campo il suo diritto alla Serie A, quanto per il pubblico che per seguirne le vicende dovette trasferirsi in massa nella capitale ogni due settimane. A rendere poi più difficili quelle trasferte intervenne un fatto certamente non previsto né prevedibile: la cosiddetta austerity. La crisi del petrolio del 1973 aveva convinto il governo che si poteva far fronte a quel difficile momento internazionale solo inducendo gli italiani a bruciare meno prodotti petroliferi. Ne sortirono limitazioni al riscaldamento pubblico e privato, all’illuminazione pubblica e soprattutto al carburante da autotrazione. E così per ridurre il consumo di benzina si decise che gli italiani la domenica dovessero lasciare l’automobile a casa dalle ore zero alle 24.
Siccome le partite interne della Brina cominciavano il sabato alle 21 per concludersi poco prima delle 23, centinaia di auto di coloro che non avevano voluto prendere uno dei numerosi pullman organizzati dalla società, dopo la fine della gara si lanciavano in una corsa contro il tempo sulla Salaria per tornare in garage prima dello scoccare della temuta ora zero. Tutto questo durò per un intero campionato facendo registrare un miracoloso record: la Salaria non fece nessuna vittima e non ci fu il benché minimo incidente. Un vero e proprio miracolo a spicchi! Notevoli i disagi per la squadra che solo saltuariamente poteva allenarsi al Palaeur per prendere confidenza col campo. Una volta il custode dell’impianto disse che non si poteva fare allenamento perché era stato indetto uno sciopero improvviso. Lombardi non sapeva che fare.
Di Fazi andò su tutte le furie e corse al telefono a gettone esclamando: «Adesso chiamo il ministro! - Compose un numero e disse - Pronto, mi passi il ministro».
Il custode vista la situazione abbozzò: «Vabbè, senza scommoda’ er ministro, un’oretta ve potete allena’».
Italo allora abbassò il ricevitore e, mentre il telefono ingoiava il gettone, ridacchiando rivelò: «Mica era lù ministru!».
La Brina, dopo aver perso le prima partite di campionato, grazie all’arrivo di Tony Gennari che completò il quintetto base, si rimise in carreggiata. La penultima partita della stagione, contro la Fag Partenope allenata da Elio Pentassuglia che era scivolata in fondo alla classifica, diventò così decisiva, anche perché all’ultima giornata era in programma la trasferta di Milano contro l’Innocenti dove pareva impossibile vincere. Fortuna volle che il Palaeur fosse indisponibile per cui si giocò nel palazzetto di Viale Tiziano. Positivo presagio: l’impianto, più piccolo, fu gremito da 2000 reatini. Sembrò di giocare al Palaleoni. La Brina era nervosa per l’altissima posta in palio. Napoli non mollava, ma a tenere a galla Rieti, in quel tiratissimo match ci pensò un inaspettato Bruno Bastianoni (4 punti a partita in 25 domeniche) che contro Napoli giocò la partita della vita: penetrazioni, contropiedi, tiri da fuori. Gli riusciva tutto e arrivò a segnare 15 punti. Si giunse all’ultimo minuto con la Brina avanti di  tre punti. Jim Andrews, pivot di Napoli, immarcabile fino a quel momento, finalmente sbagliò un tiro. Rimbalzo di Lauriski e palla a Gennari che si produsse in un numero a lui abituale ma che, data l’importanza della partita, poteva far saltare le coronarie a centinaia di tifosi. Il buon Tony, in poche parole, scattò in contropiede ma, tre metri dopo la metà campo, si arrestò e fece partire uno dei suoi magnifici tiri che 4000 occhi seguirono con apprensione. La parabola fu lunghissima, la palla sembrava non arrivare mai. Canestro, apoteosi. Napoli era in ginocchio. La Brina, ormai irraggiungibile, dilagò (82-74), fu atematicamente salva ed evitò lo spareggio a tre squadre tra Napoli, Fortitudo Alco Bologna e Udine da disputarsi a Genova che avrebbe condannato gli emiliani alla serie B.
Lombardi, gongolante, nel dopo partita dichiarò. «Il tiro di Gennari? Uno schema provato e riprovato più volte in allenamento».
Ma non gli credette nessuno!
Così la Brina si potè permettere di andare giocare in piena tranquillità l’ultima partita della stagione a Milano, contro l’Innocenti. Al Palalido Lugi Simeoni segnò 10 punti, suo massimo bottino in serie A, ma ciò non impedì ai lombardi di vincere per 80-78.

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1973/74 LA SQUADRA 1
1973/74 LA SQUADRA 2
IL PRIMO "AMERICANO" DELLA SEBASTIANI
LA GRINTA DI BOB LAURISKI
LO "ZINGARO"
LUCIANO VENDEMINI IN NAZIONALE
L'UOMO DA 100 MILIONI
NONOSTANTE IL RITIRO...
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